Gli ultimi anni di Anton Donath,
editore genovese di Salgari




Dopo aver divulgato notizie inedite sulla nascita a Berlino (1857) di Anton Donath e altri particolari sconosciuti della sua vita (il matrimonio, ad esempio, e lettere inedite inerenti la sua attività salgariana e poi il fatto che non fosse di religione ebraica come si era sempre affermato ecc.) sulla rivista “WUZ” di Milano del gennaio-febbraio 2006 (pp. 10-17), ho riassunto quelle notizie, arricchendole, sulla rivista La Berio, pubblicata dall'omonima Biblioteca genovese, del luglio-dicembre 2010 (pp. 56-65). L'aggiornamento più rilevante è scaturito, in quella sede, dalla scoperta presso la Camera di Commercio di Genova di documenti riferiti al suo ottenimento della nazionalità italiana e alla sua presenza nel capoluogo ligure nel 1917, notizia che ha allungato di un anno (un documento risalente al 1916 era già stato rintracciato presso la Biblioteca Civica di Verona da Claudio Gallo) le notizie sulla sua vita. Per quanto riguarda gli anni successivi, Donath, considerato il più famoso editore di Emilio Salgari (senza dimenticare il fiorentino Bemporad), risultava nuovamente scomparso nel nulla.

Così ho dovuto concludere anche quel secondo saggio con la solita domanda: dove e quando è morto Donath, poiché al riguardo l'anagrafe genovese (come su molti altri particolari) nulla rivela?

Quanto sopra esposto, in ogni caso, ha tolto ogni consistenza alle notizie divulgate nel lontano 1951 dal romanziere Luigi Motta. Costui aveva infatti asserito che Anton Donath era praticamente scappato da Genova all'inizio del primo conflitto mondiale, in quanto tedesco, nonostante avesse “due figlioli nel nostro esercito”. Non solo Donath, pur avendo ceduto nel 1915 la proprietà letteraria dell'opera di Salgari di sua competenza al collega milanese Vallardi, non era fuggito da Genova ma, come vedremo, non aveva affatto “figlioli”.

Dal canto suo Walter Fochesato, noto studioso e scrittore genovese, che con Pino Boero si è occupato con profitto di lui, aveva da tempo raccolto una testimonianza secondo cui Donath si era fatto costruire una villa sulle alture tra Piemonte e Liguria e là era morto. Dove e quando, appunto? E tuttavia quella testimonianza era vicinissima alla verità, come vedremo subito.

Devo la notizia sulla data e il luogo di decesso dell'editore berlinese (operante a Genova sin dall'agosto 1886) a Pier Luigi Gardella, attivo studioso di Bogliasco, che ne è venuto a conoscenza tramite un anziano amico: un suo articolo al riguardo è in attesa di pubblicazione  sulle pagine genovesi de Il Giornale: a lui (insieme al suo citato amico) va dunque la priorità della scoperta, generosamente anticipatami.

Va ricordato che, come ho scritto nel 2006, Anton Donath aveva sposato il 22 novembre 1897 a Genova, la ventiquattrenne Esther Carolina Giordano, la cui madre, Caterina Gardella, proveniva da Roccatagliata, frazione di Neirone, comune montano della Val Fontanabuona in provincia di Genova.

E' appunto in quella sperduta località, Roccatagliata, che Donath ha finito i suoi giorni, il 24 aprile 1940, a 82 anni, ed è sepolto con la moglie, deceduta il primo dicembre 1937, benché molto più giovane di lui. Se si pensa che Salgari è morto il 25 aprile (1911), la coincidenza con la data di morte di Donath (un solo giorno di differenza) è curiosa. Come è curiosa la sua scelta di abbandonare Genova, dove era una personalità molto nota e inserita nell'alta società, per finire in una minuscola frazione a 630 metri sul livello del mare, di antica tradizione agricola (famose le sue patate[1]), così da lasciarsi alle spalle tutte le sue abitudini di vita. Evidentemente, dopo aver lavorato a lungo e con notevole profitto nel non sempre agevole ambito del commercio e dell'editoria, non desiderava che il riposo accanto alla moglie in un luogo molto appartato.

Bisogna vederla , Roccatagliata, e immaginarla com'era in quegli anni, ancora priva della strada per arrivarci[2], se si desidera rendersene conto. Pittoresca, graziosa, molto tranquilla, quasi isolata, abitata da persone affabili e laboriose con non molto tempo da dedicare ai libri.

Non viene da pensare ad una sorta di fuga dal mondo dopo il suicidio di Salgari?

Dopo tutto la lettera di accusa agli editori, in cui egli compare fra gli altri, scritta dal romanziere prima di togliersi la vita, doveva pesare come un macigno. Ma, appunto, è soltanto un'ipotesi e per di più forse troppo romantica. Chissà.

Pier Luigi Gardella è stato a Neirone e a Roccatagliata il 24 maggio 2011; io il 27 luglio successivo.

Presso il Comune di Neirone lui ha ottenuto il certificato di morte di Donath, io quello della moglie.

Ho trascorso una giornata intera lassù, a raccogliere informazioni, a scattare fotografie. Ed ecco in sintesi le notizie raccolte.

Donath, da Genova, diede disposizioni per la costruzione di una casa a Roccatagliata nel 1915, e vi si trasferì presumibilmente nel 1918 con la moglie. L'anagrafe di Neirone non può essere d'aiuto, al riguardo, a causa di un incendio che ha fatto sparire quasi tutta la documentazione riferita al periodo che precede il secondo conflitto mondiale.

La casa, vasta e signorile, era dotata di un enorme parco-giardino, attualmente scomparso: su quel terreno ora sorge, tra l'altro, l'ufficio postale. Donath, persona anomala in quella comunità, era tenuto in gran considerazione: lo chiamavano sciur, signore, e sbagliando il suo strano cognome tedesco, era noto come il sciur Donati. Frequentava le funzioni religiose, benché protestante (si dice fosse stato convertito al cattolicesimo dalla moglie), e nella bella parrocchia locale c'era un banco “personale” a sua disposizione.
La coppia, felicemente sposata, non aveva figli: lui, nel 1918, aveva 61 anni; Ester (la “h” del suo nome - come si legge sulla tomba - a Roccatagliata è sparita) ne aveva 45, essendo nata a Genova nel 1873. Anni dopo avrebbero fatto richiesta ad una famiglia del luogo di adottare una bambina, assicurando che l'avrebbero resa loro erede universale, ma non se ne fece nulla. La loro attenzione si rivolse allora alle comunità religiose dedite all'infanzia, come dimostra una sfuocata e ingrandita ristampa di foto scattata nel 1925 (così assicura la persona che mi ha permesso di fotografare la fotografia) in cui la coppia, sul lato sinistro, è in posa con suore e bambini. Peccato che i  lineamenti non siano ben visibili: è comunque la prima foto che io abbia mai visto in cui compare Donath.

Avrebbero poi deciso di lasciare erede la parrocchia con il vincolo di adibire la casa ad asilo per gli orfani. Così fu e così è scritto sull'ingresso dell'edificio - da tempo disabitato, chiuso e già ceduto via via a diversi privati - e sulla lapide della loro tomba.
Lui è ricordato come uomo piuttosto robusto e di bassa statura; lei come graziosa signora, esile e slanciata, gentile e caritatevole, nota a tutti come Esterina. Di lei, in casa, esisteva un artistico ritratto ovale, così come esisteva una grande libreria ben fornita di volumi in lingua straniera, presumibilmente tedesca.
Naturalmente è logico immaginare numerosi spostamenti dei coniugi Donath nelle varie e belle località della zona, al mare o ai monti, come pure nel capoluogo ligure o chissà dove, ma non v'è dubbio che il ritiro a Roccatagliata costituì una scelta precisa e definitiva. Che mette in buona misura la parola fine alla biografia di Anton Donath, “inseguita” per decenni da chi scrive, come sicuramente merita un personaggio così importante nella vita e per l'opera di Emilio Salgari.

E perciò per noi “salgariani”.

 

Ringraziamenti: oltre - per primo - Pier Luigi Gardella, desidero ringraziare la signora Patrizia Lagomarsino, anche per una elegante pubblicazione su Neirone. Per le notizie sopra esposte sono molto grato anche alla dott.ssa Orietta Gardella, alle signore Alba e Brigida Gardella nonché a don Mario Oliva e alla gentile signora che lo accudisce.



Felice Pozzo



[1]    Una lapide ricorda don Michele Dondero, parroco di Roccatagliata dal 1778 al 1813, pioniere della coltivazione delle patate di Fontanabuona.

[2]    E' stata tracciata nel secondo dopoguerra, per merito di don Mario Oliva, parroco di Roccatagliata dal 1948 al 1968. Ne fa fede, tra l'altro, una bella fotografia che egli conserva a Chiavari, dove l'ho incontrato.


Questo Tigrotto ha scritto anche i seguenti articoli:
  • Questioni di critica salgariana
  • I Lupi di Mare di E.Salgari
  • I segreti dei Naviganti della Meloria di Emilio Salgari
  • Emilio Salgari e le nuvole parlanti
  • Appunti di viaggio

    Indice!

    Questo sito è ideato e gestito da La Perla di Labuan