Quella che segue è una "recensione" dell'evento di Torino, a cui ho partecipato. Ho avuto modo di parlare anche con Kabir... E' davvero una persona intelligente, simpatica e spiritosa. Al di là del personaggio.
Arrivo all'Università di Torino con un ora di anticipo... come piace a me. Faccio un giro nel superbo cortile adornato di fregi barocchi e busti illustri, chiedendomi dove sia il mio!...
Entro nell'aula magna, uno sguardo alle targhette sull'alta cattedra... cerco e trovo K.BEDI, poi mi sistemo: settore sinistro, prima fila, estrema destra. Proprio accanto al corridioio dove dovrebbe passare lui. Intanto la sala comincia a gremirsi... Sento dei commenti stranissimi. Molti non sanno neanche che faccia abbia Bedi, molti rassicurano i propri figli dicendo "Quello è il vero Sandokan!".
Si fanno le undici, orario di inizio. Una porta laterale si apre e una fiumana immensa di giornalisti si precipita nella sala... poi, ecco Kabir Bedi! Un applauso fortissimo risuona per tutto l'ambiente mentre l'alta figura dell'indiano sorride e s'avanza. Passa a pochi passi da me, poi va a sedersi al suo posto. Solo sei mattonelle di marmo a dividerci. I suoi occhi passano in rivista il pubblico.
Quando passano e si fermano su di me non posso che abbassare il capo... incredibilmente si avverte davvero, come scriveva Salgari un secolo prima "lo sguardo che fa abbassare ogni altro sguardo". L'incontro inizia. I docenti effettuano le debite presentazioni ed introduzioni, quindi è la volta di Bedi. Comincia, con gran competenza, a parlare del cinema indiano rapportandolo a quello italiano e quello americano. Dice di non essere considerato (in India) come una stella indiana, ma come una star internazionale.
Questo perchè non ha mai partecipato a quelle grandi produzioni (egli stesso comunque ha uno studio di produzione a Bombay) dove trionfano colori canti e danze forsennate. Spiega l'importanza unificatrice del cinema in India, paragonando l'impatto sulla popolazione a quello della TV in Italia.
Gli chiedono se Salgari è conosciuto all'estero. Risponde: a livello di film, qualcosa e stato tradotto in hindi. Parlando di opera scritta dice che nessuno conosce i libri di Emilio. Lui stesso non ha mai potuto leggerli direttamente, ma se li è fatti raccontare subito dopo aver girato Sandokan.
Il momento delle domande: la platea è colma di ragazzi indiani, e quindi via in un gioco do botta e risposta in inglese, hindu, italiano...
L'evento si conclude. Tutti si precipitano sulla stella tirando fuori quadernetti e fotografie. Kabir ne ha per tutti, non nega un sorriso a nessuno, nè un autografo. Io gli presento un'immagine di "Sandokan" la guarda, esita, poi la firma, la guarda ancora per un istante... quindi me la restituisce.
Tutti escono dalla sala... nel grande atrio di marmo. Alcuni cominciano a scendere, altri si soffermano per una foto. Io resto per ultimo, sistemandomi cappotto e cappello. Non so come, all'inizio della scala mi ritrovo solo con Kabir ed un'affascinante ragazza indiana a cui prima non avevo fatto caso. Quando vedo che si attacca al braccio di Bedi capisco che si tratta della sua nuova compagna.
Scendiamo insieme le scale poi Kabir Bedi mi dice:
- Che grande capello che tu hai! - riferendosi ai miei capelli lunghi.
Sorrido e rispondo:
- Come Sandokan! -
Sorride anche lui, poi io chiedo, riferendomi alla ragazza:
- E' Parveena? - Entrambi mi rispondono affermativamente, ci fermiamo.
Poi, così cavallerescamente come si compete ad un salgariano di ferro come me, le bacio la mano. Lei sorride, sorpresa; Kabir mi guarda fisso (meno male che ha inforcato gli occhiali da sole!), poi sorride anche lui e mi stringe la mano!
Ci mettiamo a parlare qualche minuto di Mompracem poi, per non essere troppo assillante, lo ringrazio e lo saluto. Lui mi stringe di nuovo la mano mi saluta e si dirige verso l'uscita...
Nel pomeriggio dovrebbero seguire le proiezioni di "Ashanti" e "Sandokan" con un nuovo incontro con l'autore. Io, però, sono soddisfatto e torno a casa!
Fabio Negro
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