SANDOKAN E TIPU SULTAN
Riorganizzò le campagne,
incentivando ed ammodernando l’agricoltura che, nel periodo del suo regno, fu
estremamente produttiva; ampliò notevolmente i commerci e fece costruire
numerose fabbriche tra cui spiccano quelle per la tessitura della seta.
Lui, fervido musulmano, si
mostrò tollerante con la peraltro numerosa popolazione induista del Mysore,
rappresentata nella casta aristocratica dalla famiglia dello spodestato
maharajah, che peraltro venne mantenuto in vita e assistito economicamente da
Haidar Alì prima e da dallo stesso Tipu successivamente.
Tipu fu un vero eroe nazionale per il proprio popolo. Senz’altro il primo, se non anche il più grande. Tutt’oggi la sua dimora preferita, intatta, costituisce patrimonio nazionale, così come tutto ciò che gli apparteneva è mostrato con orgoglio nei musei.
Un uomo forte e straordinario
quindi, un uomo però con particolarità ancor più straordinarie per i seguaci
salgariani. Tipu veniva chiamato “la Tigre
del Mysore” per la sua forza, per il suo coraggio e per l’ossessione che questi
aveva per le stesse tigri.
Egli era circondato da
giganteschi esemplari di questi felini, che, al calar della sera, diventavano i
guardiani delle prigioni della fortezza di Seringapatam, liberi di girare nelle
mura e trucidare chiunque si avvicinasse. Tipu le usava anche come
giustiziere dei traditori affinché la tremenda morte di chi si era macchiato
dei più grandi misfatti fosse da monito a tutto il suo popolo.
Le sue armate vestivano divise tigrate ed egli stesso brandiva una scimitarra la cui elsa raffigurava la testa di una tigre. I cannoni della propria fortezza erano forgiati come fauci spalancate di tigri ed il suo trono, magnifico e preziosissimo, era naturalmente decorato da teste di tigre.
Varie sono le spiegazioni di come sia nata questa passione di Tipu per le tigri. La più accreditata e allo stesso tempo più romantica è la seguente: quando aveva 10 anni partecipò, insieme a Ruqayya, che poi sarebbe diventata sua moglie, alla festa di Holi. Si tratta di una festa indù cui però partecipavano, magari in incognito, anche i musulmani. Si tratta di una popolarissima festa per festeggiare l’arrivo della primavera, caratterizzata da una continua battaglia a base di secchiate d’acqua colorata e profumata. Quando si trattò di scendere in strada per prendere parte alla gioiosa e colorata battaglia, Ruqayya gli porse una colorata maschera rappresentante una tigre.
Circa 10 anni dopo, quando al
termine di una vittoriosa campagna militare, incontrò il padre Haider Alì, questi lo esortò a scegliersi un simbolo
personale che avrebbe dovuto innalzare sulle proprie bandiere e i propri stendardi. Di fronte a tale sollecitazione
Tipu non ebbe dubbi nell’indicare la tigre, spinto a ciò dal ricordo del primo
incontro con la futura moglie.
Da quel giorno la tigre divenne il simbolo e
l’emblema di Tipu Sultan.
Così il lavoro dello sconosciuto artista che aveva dipinto la maschera di tigre regalata da Ruqayya a Tipu fu riprodotta innumerevoli volte in bronzo, argento e oro, scolpita nel legno e nella pietra, dipinta su seta e cotone. Consci di tale predilezione di Tipu per le tigri, gli alleati Francesi gli fecero un curioso dono. Nel suo best seller “La sfida della tigre” lo scrittore inglese Bernard Cornwell lo descrive così:
"Era una riproduzione a grandezza naturale, opera di un artigiano francese, e mostrava un enorme felino accovacciato sulla figura scolpita di una giubba rossa inglese. Dal fianco della tigre sporgeva una maniglia: se la si girava, la zampa della belva dilaniava il volto del soldato nemico, mentre un meccanismo sonoro nascosto nel corpo dell’animale emetteva un suono ringhiante alternato a uno stridio patetico che imitava i gemiti di un uomo morente."[B.Cornwell, "La sfida della tigre"] |
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Attualmente questo dispositivo è esposto al Victoria and Albert Museum di Londra.
Detto questo, ritengo impossibile evitare un parallelo tra Tipu e Sandokan, “la Tigre della Malesia”. Tanto più inevitabile se si considera che i vessilli che sventolavano dalla fortezza di Seringapatam raffiguravano la testa di una tigre esattamente come la bandiera simbolo del pirata salgariano.
Eppure, incredibilmente, Tipu
non viene mai nominato da Salgari. Sebbene in molte avventure si menzioni il
Mysore, questo incredibile personaggio non viene menzionato.
Ad esempio in “Alla conquista
di un impero”, l’identità segreta di Surama è quella di “una principessa del
Mysore”. Sempre in “Alla conquista di
un impero” quando si vuole portare un esempio di monarca ricchissimo si nomina
il Maharajah del Mysore. Non si tratta però di un
riferimento, neppure indiretto, a Tipu Sultan, poiché il romanzo è ambientato nella II metà dell’Ottocento, quando Tipu
Sultan era morto da diverse decine di anni. Comunque lo stato del Mysore era
senz’altro ben noto a Salgari.
Certo, tra questi due
personaggi vi sono anche profonde differenze. Ad esempio per quanto riguarda la
sfera religiosa. Tipu, pur essendo per l’epoca un regnante tollerante, era un
fervido credente musulmano mentre spesso Sandokan ci appare tendente allo
scetticismo religioso.
Ad esempio in “Alla conquista di un impero” dice:
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Qualche anno fa si è aggiunto un altro punto di contatto tra i due eroi. Infatti, il serial TV “Il ritorno di Sandokan” è stato girato per gran parte nello stato indiano del Karnataka, cioè il vecchio Mysore. Pertanto nel serial le azioni e le gesta dei due eroi salgariani Sandokan e Yanez, non si svolgono in realtà nelle foresta e nella jungla dell’Assam, dove è ambientata la storia, ma in quella del Mysore, terra delle reali gesta militari di Tipu Sultan.
In particolare il palazzo reale di Surama, la rani dell’Assam, è la vecchia residenza degli ospiti reali dei maharajah di Mysore (città in cui la dinastia Wodeyar, ritornata sul trono alla morte di Tipu, spostò la capitale nel corso dell’Ottocento) ed attualmente è un lussuoso hotel.
La vecchia capitale del Mysore,
Seringapatam, è posta interamente su un’isola rocciosa al centro del corso del
fiume Cauvery, collegata alla terraferma da alcuni ponti.
Il ponte che collegava, e
collega, il forte della città, nella cui difesa cadde Tipu, è proprio quello
attraversato da Lady Parker per raggiungere James Gilford, il Primo Segretario dello zio Lord Burton, nella prima
puntata dello sceneggiato.
Facciamo ora un bel balzo logico e facciamo mente locale su un altro grande scrittore di romanzi d’avventure, quasi coevo di Salgari, il francese Julius Verne.
Molti sono gli eroi creati da questo romanziere, ma senz’altro il più famoso è il Capitano Nemo. Il libro “20.000 leghe sotto il mare”, che ne narra le avventure a bordo del suo straordinario sommergibile, il Nautilus, termina lasciando supporre al lettore che il sommergibile, con tutto il suo equipaggio, sia scomparso nei gorghi della terribile Corrente del Golfo.
Ma quando si passa a leggere un altro dei capolavori di Verne, “L’isola misteriosa”, si scopre che il sommergibile ed il suo equipaggio sono sopravvissuti. In questo libro il Capitano Nemo è in fin di vita ma il poco tempo rimastogli è sufficiente per svelare agli altri personaggi del romanzo, e quindi al lettore, il mistero delle sue origini:
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Il dubbio che viene è che questo sia un altro modo di indicare Tipu Sultan e se si ha la costanza di procedere nella lettura ogni dubbio viene cancellato poiché il Capitano Nemo prosegue dicendo:
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Pertanto Verne dimostra di conoscere molto bene la storia di Tipu, a conferma della notorietà che questo personaggio ebbe nell’Ottocento non solo in Inghilterra, ma in tutta Europa. Invece Salgari, come detto, seppure Sandokan lo ricordi in alcuni aspetti e, soprattutto, inalberi il medesimo vessillo, non ce lo presenta mai direttamente.
Però se si legge tutto il Ciclo
della Malesia con attenzione e pazienza, proprio nelle ultime pagine
dell’ultimo libro del ciclo e quasi dell’intera produzione salgariana, tanto da
essere pubblicato postumo, “La rivincita di Yanez”, si ha una sorpresa.
Si può, infatti, leggere questo
commento di Yanez riferito alle scarse capacità militari di Sindhia, l’ex
maharajah dell’Assam:
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E allora, se Salgari conosceva, com’è dimostrato, Tipu Sultan, e vista la cura con cui mai lo menziona (salvo l’accenno sopra detto) né direttamente né indirettamente, sorge spontaneo chiedersi se non sia stato proprio Tipu ad ispirare a Salgari il suo temerario pirata.
Ma la fantasia ha corso anche troppo e torniamo quindi al personaggio storico. Attualmente le spoglie di Tipu Sultan riposano, assieme a quelle dei genitori, in un elegante mausoleo, il GUMBAZ, a Seringapatam. Naturalmente la sua tomba è ricoperta da una stoffa a righe che ricorda il manto di una tigre.
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