La Torre del Silenzio
racconto commentato e illustrato


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- Vi odia? Perché?
- Non ne so nulla, - rispose il vecchio - Sarei ben lieto che quell'uomo scomparisse, ma tremerei per la tua vita e, se tu morissi, per quanto piangerebbe Naia.
- Non comprendo nulla.
- Meglio per te, - disse il principe, quasi brutalmente.- Ami Naia?
- E potreste dubitarlo?
- Domani faremo gli sponsali, poi tornerai subito nel tuo stato. Là almeno sarai ben più sicuro che qui. Vieni, Naia ti aspetta. S'avviò verso la porta, giunto però sulla soglia s'arrestò improvvisamente, poi tornando indietro e fissando il giovane gli disse con strano accento:
- M'hai detto di non aver paura di Nurandur.
- E quando lo vorrete ve lo proverò.
- Un giorno un principe del Nizam24 , bello e prode come te, mi aveva chiesto la mano di Naia ed io gliela avevo concessa. Allora nessuno aveva mai udito a parlare di Nurandur. Gli sponsali erano stati fissati, i regali scambiati ed i bramini25 si erano preparati ad unire i due giovani.
La felicità pareva che dovesse sorridere ai miei figli, quando la notte precedente fui svegliato da una voce terribile che gridava sotto le finestre del mio palazzo: "Domani gli occhi di Naia piangeranno. E' Nurandur che lo dice". E l'indomani Naia piangeva lungamente sul cadavere del fidanzato. Una mano sconosciuta l'aveva strangolato nel suo letto.
- Chi era stato?
- Non lo si seppe mai, ma certo Nurandur. L'anno seguente, un altro principe, uno del Coromandel26, chiedeva la mano di Naia e tre settimane dopo mia figlia piangeva ancora.
Anche il secondo, la notte precedente degli sponsali, era stato strangolato. Tu sei il terzo e la morte forse sfiora anche te. Persisti a sposare Naia?
- Più che mai - rispose il giovane, senza esitare.
- Sei un valoroso ed un giorno sarai l'erede di Guntur, - disse il vecchio. - Vieni ora, Naia ti aspetta.
Lo prese per una mano e dopo d'averlo condotto attraverso a numerose gallerie guardate da soldati armati fino ai denti, lo introdusse in una meravigliosa sala di marmo bianco, colle pareti coperte di arazzi scintillanti d'oro e d'argento e illuminata da un enorme globo di vetro rosa.
- Ecco Naia. - gli disse.


Naia, la figlia del rajah di Guntur passava, e con ragione, per la più bella fanciulla dell'India occidentale.
Alta, slanciata, pieghevole come un giunco, aveva la pelle quasi bianca anzi pallida, occhi di una bellezza meravigliosa, neri come carbonchi, dall'espressione dolce e malinconica, dentini che somigliavano a chicchi di riso e una capigliatura opulenta d'un nero intenso.
Come tutte le principesse indiane, sfoggiava un lusso affatto sconosciuto nei Paesi occidentali. Il suo sari 27 di seta bianca a fiori, che le scendeva di sotto le ginocchia, era tempestato di diamanti scelti certamente tra i più belli del Golconda 28 e del Guzerate29 , la sua fascia che le stringeva la sottile vita, era adorna di perle, le due scarpettine di pelle rossa, a punta rialzata, non più lunghe d'una mano, erano scintillanti di rubini.
Vedendo apparire Halnali, la giovane indiana si era fatta pallidissima, poi un lieve rossore aveva imporporato le sue gote, mentre i suoi occhi si erano illuminati d'un lampo fugace.
Il maratto, abbagliato da tanta bellezza, era caduto in ginocchio dinanzi alla giovane, esclamando:
- Oh mia Naia! Io non ho occhi bastanti per contemplarti!
- Mio valoroso Halnali, - disse la principessa con voce armoniosa - quanto ho tremato per te in queste lunghe ore d'angosciosa attesa. Permetti, o Brama, che il nostro sogno si compia e che la felicità arrida almeno questa volta alla povera Naia.
- Nessuno la minaccia, mio dolce raggio di luna.
- Chi sa, - disse la giovane con un triste sorriso. - Il genio del male aleggia sempre intorno a me per veder piangere i miei occhi.
- Halnali lo ricaccerà nell'inferno - disse il vecchio rajah. - Ho preso tutte le precauzioni perché non possa entrare nel mio palazzo. Che cosa temi tu dunque?
- Nurandur - mormorò la giovane con accento così lieve che parve un soffio.
- Io ti porterò la sua testa come regalo di nozze - gridò Halnali, che dinanzi a quella bellissima fanciulla si sentiva capace di compiere qualunque miracolo.
Un fremito di spavento aveva scosso il bel corpo della principessa.
- Non toccarlo! - esclamò. - Egli è fatale a tutti! Per due volte ha fatto piangere i miei occhi.
- Saranno i suoi occhi che questa volta piangeranno, te lo prometto, Naia. Prima di domani sera egli sarà morto e più nessuno avrà paura di lui. Se è un mortale come noi, lo decapiterò col mio tarvar30, se è uno spirito infernale lo ricaccerò nell'abisso da cui è uscito.
- È tardi, - disse il vecchio rajah - e tu, Halnali, devi essere stanco e per intraprendere la lotta devi essere ben riposato. Se tu libererai il mio regno da quell'uomo, oltre mia figlia ti darò tutte le mie ricchezze ed anche il mio regno.
- Avrò l'uno e l'altro, - rispose il giovane.
- Ho paura, - disse Naia.
- Domani non ne avrai più, mio dolce raggio di luna. Noi festeggeremo le nostre nozze colla morte di Nurandur e colla distruzione della torre del silenzio.
Baciò appassionatamente le piccole mani della fidanzata e seguì il rajah il quale lo condusse nella stanza che gli aveva destinata.
Sulla soglia vegliavano quattro guardie scelte tra le più coraggiose di Guntur, armate di scimitarre 31 e di lunghe pistole.
- Non hai paura? - gli chiese il rajah, prima di lasciarlo.
- No, - rispose il giovane senza esitare.
- Se odi qualche rumore, chiama le sentinelle.
Il vecchio gli augurò la buona notte e uscì.
- Ecco un mistero inesplicabile, disse il giovane, quando si trovò solo. - Che io non riesca a sapere chi sia questo Nurandur e conoscere il motivo perché ha uccisi tutti i fidanzata di Naia? Vi è qui sotto un segreto, che forse solo il rajah conosce e che non vuole svelarmi. Signor Nurandur, se avete il coraggio di venirmi a trovare, vi aspetto.
Quantunque coraggioso, non osò coricarsi sul letto per paura di addormentarsi e di venire assassinato come lo erano già stati i due primi fidanzati di Naia, il principe di Guzerate 32 e quello di Coromandel.
Un silenzio profondo regnava nel palazzo.
Halnali si sforzava di tenere aperti gli occhi, tuttavia a poco a poco si sentiva invadere da una irresistibile sonnolenza. Per combatterla, di tratto in tratto si alzava mettendosi a passeggiare per la stanza, tenendo in mano la scimitarra.
Fosse un vago senso di terrore che suo malgrado s'impadroniva del suo animo o fosse realtà, gli pareva sovente di udire dei rumori strani negli angoli più oscuri della stanza e la voce terribile e minacciosa di Nurandur che gridava in lontananza:
- Non far piangere troppo presto gli occhi di Naia.
Era però certo di ingannarsi perché nella stanza non v'era nessuno e quando riusciva a vincere il sonno, non udiva più quella voce.
Tuttavia verso l'alba provò un colpo al cuore. Verso un angolo della stanza aveva udito distintamente due colpi sordi picchiati contro il muro, poi dei brontolii rauchi.
Quel rumore era però subito cessato non appena Halnali s'era diretto verso quella parte, e non sera 33 fatto più udire.
Appena spuntato il sole, il vecchio rajah, accompagnato dai suoi ufficiali, s'era affacciato alla porta.
Vedendolo entrare pallido, coi lineamenti stravolti, Halnali s'era messo a ridere.
- Credevate di trovarmi morto, è vero? - gli chiese.
- Sì, mio valoroso - aveva risposto il vecchio.
- Non l'hai veduto Nurandur?
- L'ho atteso invano.




24 Torna su Nel 1725 Nizam Asaf, primo ministro dell'agonizzante impero moghul, si dimise e diventò governatore del Deccan, la parte centro-meridionale della penisola indiana. In realtà governò in completa autonomia dal governo centrale di Delhi e nel 1728 dichiarò la propria indipendenza. Il nuovo stato si chiamò, dal nome del suo fondatore, Nizam.

25 Torna suQuella dei bramini è, nella società indù, la casta sacerdotale, posta al vertice della piramide sociale. Poi vengono guerrieri, mercanti e sudra. Ci sono poi i fuori-casta, detti paria o intoccabili, a cui sono riservati i lavori più umili e considerati impuri.

26 Torna su Costa orientale dell'India del sud, compresa tra il delta del fiume Cavery e la foce del Krsna.

27 Torna su La sari è il tradizionale abito delle donne indiane, composta da un unico taglio di tessuto di 5-6 metri, largo circa 1,25 metri, che viene abitualmente portato avvolto attorno alla vita e fatto passare sotto la spalla destra in modo che ricopra il busto. L'estremità restata libera viene ripiegata sulla spalla sinistra. Colori, motivi, bordi ed anche modi di indossarlo variano, anche notevolmente, da regione a regione.

28 Torna su Città fortezza dell'India Centrale famosa per le vicine miniere di diamanti. Alla fine del XVI secolo la capitale del sultanato fu spostata nella vicina Hyderabad, ma in caso di pericolo la popolazione vi tornava essendo il forte praticamente imprendibile. Nel 1687 l'imperatore Moghul Aurangzeb riuscì ad espugnarla dopo sette mesi solamente grazie al tradimento.

29 Torna su Forma italianizzata per Gujarat, regione del nord-ovest dell'India.

30 Torna su Grafia errata per "talwar", corta sciabola indiana.

31 Torna su Arma bianca a lama curva usata in Oriente. Generalmente ha la lama corta e larga, con taglio e costola come un coltello, ma con la punta rivolta verso la costola.

32 Torna su Svista di Salgari. Come si ricorderà il primo pretendente alla mano della principessa Naia era dello stato del Nizam. Del Guzerate, e di Golconda, erano i diamanti che adornavano la sari della principessa.

33 Torna su Così nel testo originario. Chiaramente manca un apostrofo.




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E.Salgari
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