Sulla cima della funebre torre, una forma umana, avvolta in un mantello bianco, era improvvisamente comparsa, facendo fuggire colla sua presenza l'immondo stormo di marabù. Fosse effetto della luna o del terrore che suo malgrado aveva invaso anche il giovane maratto, pareva che quell'essere misterioso, assumesse di momento in momento delle forme sempre più gigantesche.
Rimase un momento immobile, fissando il drappello, poi s'accostò all'orlo della torre, gridando con voce poderosa:
- Halnali, figlio del rajah di Nirmal22, io ti saluto.
- Chi sei? - chiese il maratto. - Un uomo o un genio del male?
- Io sono Nurandur: bada che gli occhi della bella Naia non piangano troppo presto.
- Come mi conosci tu?
- Nurandur tutto sa: addio.
- Uomo o demonio, fermati! - gridò il giovane armando rapidamente il fucile.
- Gli occhi di Naia, - gridò Nurandur con voce ironica.- Bada che non piangano troppo.
Halnali aveva puntato il fucile. Un lampo balenò, ma Nurandur era ormai scomparso. Solo in aria si udì un riso stridulo, beffardo, come un riso di iena.
- Signore, fuggiamo - gridò l'indiano che portava la torcia.
- Sì, fuggiamo - gridarono gli altri, pazzi di spavento.
Halnali vedendo che stavano per abbandonarlo, spronò il cavallo e li raggiunse sull'orlo della giungla. Colà giunto si volse verso la torre per vedere se Nurandur era ricomparso. La cima invece era deserta.
- Credete ora all'esistenza di Nurandur? - gli chiese l'indiano, battendo i denti.
- Non posso negarlo, - rispose il maratto, con voce alterata. - Come può aver saputo che io mi reco dalla figlia del rajah di Guntur?
- Non lo so, signore.
- E come mi conosce? Io non ho mai udito a parlare di lui prima di questa sera.
- E sarebbe stato meglio che non l'aveste veduto nemmeno questa sera, signore, - disse l'indiano. - Ciò vi porterà sventura, ne sono sicuro. Andiamocene da qui, prima che ci tocchi qualche disgrazia.
Stavano per lasciare la jungla ed internarsi in un bosco di banani, quando in mezzo alle folte canne spinose che avevano appena lasciato udirono uno scoppio di risa, che pareva emesso da un pazzo o per lo meno da un delirante, seguito da un grido rauco.
Era la voce di Nurandur che urlava con accento terribile: - Gli occhi di Naia! Gli occhi di Naia!
- Ti strapperò i tuoi! - gli rispose Halnali esasperato.
I portatori di regali e anche l'indiano della torcia, s'erano dati a una corsa pazza in mezzo alla foresta.
Halnali per non rimanere solo, aveva quindi dovuto imitarli, eccitando il cavallo.
D'altronde anche lui avrebbe desiderato meglio trovarsi al sicuro nella dimora del rajah di Guntur, che rimanere più a lungo in quei paraggi.
Quella minaccia inesplicabile, ripetuta per due volte da quell'uomo - ammesso che fosse un uomo, giacché cominciava a dubitare che fosse invece qualche genio malvagio se non peggio - l'aveva profondamente turbato, gettando nel suo animo un vero senso di terrore ignoto.
Gli occhi di Naia! Che cosa volevano significare quelle parole? Vi era di che spaventare anche un uomo più coraggioso del maratto.
Quella corsa affannosa attraverso la boscaglia tenebrosa dei banani, continuò senza posa per una lunga ora.
Era quasi mezzanotte quando giunsero dinanzi alle mura di Guntur, una piccola città situata sulle rive di un fiume, difesa da alte e vecchie torri massicce, sede del rajah.
Halnali con stupore vide che la porta principale era guardata da numerosi guerrieri muniti di torcie 23 e armati come se dovessero partire per la guerra. Parevano tutti preoccupati, anzi spaventati.
- Signore, - disse l'ufficiale che li comandava, appena vide il giovane maratto e la sua scorta. - Il rajah era assai inquieto per la vostra vita. Non avete incontrato Nurandur?
- Sì, l'ho veduto, - rispose Halnali.
- E non vi ha ucciso?...
- Se mi vedi vuoi dire che sono vivo ancora.
- È venuto a gridare sotto le mura, due ore or sono, che vi aspettava alla torre del silenzio per salutarvi.
- E non l'avete preso?
- Chi potrebbe farlo?
- Dov'è il rajah?
- Vi aspetta al suo palazzo.
Un quarto d'ora dopo il giovane e la sua scorta giungevano dinanzi alla dimora del rajah di Guntur.
Anche nello splendido palazzo del rajah regnava un vero trambusto, come se un gravissimo avvenimento avesse turbato tutti gli animi dei suoi abitanti.
Numerose guardie che vegliavano dinanzi alle porte marmoree, sugli immensi scaloni e perfino sulle terrazze.
Il rajah non s'era ancora coricato, anzi stava impartendo ordini a ufficiali e soldati, quando Halnali gli si presentò fra lo stupore generale.
Il rajah di Guntur era un bel vecchio d'aspetto guerresco, di statura imponente, con una lunga barba candidissima. Re di uno dei più piccoli stati maratti, conservatosi indipendente, dopo sanguinosissime guerre contro gli Inglesi, godeva fama di valoroso fra i valorosi e una stima immensa fra i principi indiani suoi vicini.
Vedendo comparire innanzi Halnali, il vecchio gli si era precipitato incontro colle braccia aperte, mandando un grido di gioia.
- Vivo ancora! aveva esclamato. - Presto, avvertite Naia che il suo fidanzato è giunto e ditele che asciughi le sue lacrime. Brama ha protetto nostro figlio, il futuro erede di Guntur.
- Principe, - disse Halnali che cadeva di sorpresa in sorpresa, - che cosa significa tutto ciò?
Il rajah invece di rispondere lo prese per una mano e lo condusse in una stanza vicina, chiudendo la porta a doppia chiave.
- Che cosa avete, principe, - chiese Halnali, - per essere così spaventato? Ed è quel Nurandur che vi preoccupa?
- L'hai incontrato forse? - chiese il rajah.
- Si.
- E l'hai veduto?
- Come ora vedo voi.
Una estrema ansietà si era dipinta sul viso del principe.
- Come era?
- Alto di statura, col viso assai abbronzato e una barba nera che gli dava un aspetto ferissimo.
- E che cosa ti ha detto?
- Di non far piangere troppo presto gli occhi di Naia. Sapreste spiegarmi che cosa significano quelle parole?
Il rajah invece di rispondere si era alzato in preda ad una visibile agitazione mettendosi a passeggiare per la stanza.
- Che nessuno sappia spiegarmi questo mistero? - chiese finalmente il maratto. - Chi è quell'uomo che sparge tanto terrore intorno a sè? Lo conoscete, voi, principe?
- No - rispose bruscamente il vecchio rajah.
- Credete che sia un uomo od uno spirito infernale?
- Deve essere un uomo.
- Perché allora non mandate le vostre guardie a ucciderlo?
- Nessuno oserebbe.
- Se andassi io a cercarlo nella torre del silenzio e ucciderlo?
- Tu oseresti tanto? Non sai che Nurandur mi odia a morte e che odia pure te che stai per diventare mio figlio? - esclamò il rajah.
22 Città dell’India centrale, nell'attuale stato dell'Andhra Pradesh.
23 Così nel testo originario
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