SANDOPAPER E LA PERLA DI LABUAN
A cura di Valentina Rosi

Sceneggiatura: Michele Gazzarri
Disegni: Giovan Battista Carpi
Edizione: in 2 puntate, Topolino nr 1096 e 1097

Sandopaper attende impaziente il ritorno di Yanez da una missione; tra il bottino, la Tigre della Malesia vede un ritratto di Paperanna, la nipote di Lord Paperonk, della quale si innamora all’istante. L’eroe decide quindi di andare a cercare il suo piroscafo, ma soltanto con Yanez (che fuma 700 sigarette al giorno) e i 3 paperotti di Mompracem, perché tutti gli altri pirati "marcano visita".
In contemporanea, ecco che ci sono i Bassotthughs, che vogliono rubare una perla di enorme valore a Lord Paperonk, il quale, per evitare il furto, la carica su di un altro piroscafo.
Sandopaper riesce ad arrembare la nave dove si trova Paperanna e viene fatto prigioniero. Ma la Perla di Labuan ha un enorme difetto: parla per ore intere senza stancarsi, nessuno la sopporta, nemmeno suo zio, mentre la Tigre ne è comunque follemente innamorato. Paperanna riesce a far fuggire Sandopaper, il quale le promette di rapirla. Nel frattempo i Bassotthughs, non riuscendo a rubare la perla a Lord Paperonk, pensano di rapire Paperanna e chiedere a suo zio, come riscatto, la perla, da offrire alla loro dea Kalì.

Tra avventure varie sui prahos e nei sotterranei del sacro banyan, con equivoci tra la perla e la Perla di Labuan, tutto si risolverà per il meglio, meno che per Lord Paperonk: la sua perla è andata perduta! Il fumetto e' un misto tra "le Tigri di Mompracem" e "i Misteri della Jungla Nera". L’autore ha puntato tutto il divertimento su una Paperanna sopportabile solo da Sandopaper e l'equivoco delle due perle, inoltre, viene sottolineata la mania di Yanez di fumare, il quale tutte le volte che è in astinenza rischia di impazzire.
Sandopaper è descritto come un famoso condottiero, mentre in realtà è abbastanza fifone e le situazioni difficili le risolvono i Paperotti. In omaggio a Salgari, si insiste molto sul termine "tigre", praticamente ad ogni occasione. Nel complesso si tratta comunque di un’ottima storia.



I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
A cura di Valentina Rosi

Sceneggiatura: Bruno Sarda
Disegni: Giampiero Ubezio
Edizione: Topolino nr 1873

Il maragià Gamba Singh, capo della setta dei Tux, rapisce la nipote del governatore Bass Tony, Minni, perché riconosciuta prescelta dalla loro dea, la dea ballerina Kukkarì. La salverà il suo giovane innamorato Topol-Naik con il suo amico Pippamuri, grazie a travestimenti, balletti, Pluto che imita il verso della tigre e un sitar magico.
Ovviamente tutto finisce bene, anche per i Tux, i quali vengono scritturati in blocco per un musical a Broadway.

Storia carina, che riprende bene la base del romanzo originale, a parte il diverso finale, inoltre sono stati un po' scambiati i ruoli tra Pippamuri e Topol-naik, perche' Topol-naik fa quasi tutto e Pippamuri quasi niente. Bei colori brillanti.



LE DUE TIGRI
A cura di Valentina Rosi

Sceneggiatura e disegni: Gian Battista Carpi
Edizione: Topolino nr 1679

Tremal-Naik, con la sua tigre addomesticata Darma, manda a Mompracem Kammamuri per chiedere aiuto a Sandopaper: i Thugsotti, capitanati da Suyodana, hanno rapito la sua fidanzata Ada e la costringono a cantare per la loro dea Ralì. Sandopaper parte in aiuto dell’amico con Yanez e i tigrotti.
Il lieto fine è scontato. Particolarmente divertente è il tragitto per raggiungere Ada: non in una foresta vergine, ma in un parco attrezzato e costosissimo, di proprietà di Lord Paperonk; quast’ultimo concede ai tigrotti (all’insaputa di Sandopaper) una licenza per aprire una pizzeria a Calcutta; i previdenti tigrotti han visto come il mestiere di pirata ormai renda poco, così si sono assicurati l’avvenire!

Il fumetto riprende bene la storia, la battaglia finale è stata sostituita da una battaglia di... pizze. Le azioni che dovrebbero fare Kammamuri e Tremal-naik sono in realtà fatte dalla tigre Darma. Senza dubbio molto divertente il parco di Lord Paperonk (anche se non c'entra con la storia) e un coccodrillino che morde il sedere un po' a tutti i personaggi ma soprattutto a Sandopaper.
A proposito di Sandopaper: è proprio una frana! Tenta di tutto per battere Suyodhana, prova anche ad utilizzare il suo "famoso sguardo freddo e magnetico", ma è inutile, riuscirà a sconfiggerlo solo grazie all'involontario aiuto del coccodrillino che morde il sedere al capo dei Thugsotti. Infine, la seconda vignetta della seconda facciata, esprime senza dubbio benissimo la frase tratta da "le Tigri di Mompracem": "al di fuori l'uragano e qua dentro io! Quale il più tremendo?"



PAPERINO E LA NIPOTE DEL CORSARO NERO
A cura di Valentina Rosi

Sceneggiatura e disegni: Luciano Bottaro
Edizione: in 2 puntate su Topolino nr 1140 1141

Paperino e zio Paperone sono catapultati da una macchina del tempo inventata da Archimede su una nave pirata, il cui capitano è Paperina, la nipote del Corsaro Nero; ella, non appena vede Peperino, crede sia una spia di Maracaibo e lo vuole uccidere; le cose cambiano quando vede Paperone: lo crede suo zio, il Corsaro Nero, che non vedeva da tempo perché in prigione. Paperone approfitta allora della situazione e stramazza Paperino di lavoro e così Paperina, mossa a compassione, decide di fuggire con lui.
Nel frattempo, il vero Corsaro Nero fugge di prigione e si rifugia in una grotta contenente tutto il suo tesoro. Ma proprio qui arrivano anche Paperino e Paperina e stavolta è il vero Corsaro Nero che vuol uccidere Paperino; per fortuna arrivano dal futuro i nipotini a salvarlo e recuperano anche zio Paperone.

Questo fumetto, nella storia, non riprende quasi nulla di Jolanda, cui sembra ispirato, salvo i nomi del Corsaro Nero, la nipote dello stesso (invece che la figlia) e Maracaibo; a parte questo, hanno inventato una storia a sé, puntando sul divertimento che nasce dalle gag del Corsaro-Paperone e sul suo enorme tesoro nascosto.



IL CORSARO PAPERINERO E I BORSARI DEI CARAIBI
A cura di Valentina Rosi

Testo: Guido Martina
Disegni: Luciano Bottaro
Edizione: Topolino

Il governatore di Maracacao, Paperon de los Paperones, ha un grave problema: la sua isola Fasolara è caduta in mano ai temibili Borsari Neri, capitanati da Sir Drake Rockerduck. Incaricati di sgominarli sono i suoi 2 nipoti: Paperino e Gastone. Inoltre, essi hanno anche un'altra incombenza: accogliere la figlia del vicerè che i pirati vogliono rapire. Ovviamente Gastone cerca di ostacolare il lavoro di Paperino, addirittura lo fa arrestare accusandolo di essere un Borsaro Nero, ma lo fanno fuggire di prigione Qui, Quo e Qua, che per l'occasione si fanno chiamare: Van Stiller l'Amburghese, Pietro Nau l'Olandese e Morgan il Gallese. Durante la fuga si sporcano di fuliggine, così Paperino si autodefinisce Paperinero, anzi il Corsaro Paperinero. Il Corsaro ora va in cerca della figlia del vicerè, ma naufraga sull'isola Paperuga dove trova un "Archimede eremita costruttore" il quale gli presta un pappacolombo che si chiama Moko, attraverso il quale Peprinero scopre che il braccio destro di Sir Drake è nientemeno che suo cugino Gastone, e che ha pure rapito la figlia del vicerè, che Paperinero salva. La storia non centra molto col Corsaro Nero, anzi, vengono ripresti invece tutti i personaggi e tutti i luoghi principali del romazo originale.



IL CORSARO PAPERINERO E IL LEONE DI CASTIGLIA
A cura di Valentina Rosi

Sceneggiatura: Guido Martina
Disegni: Luciano Bottaro
Edizione: Topolino

Paperinero arriva a Maracacao con la figlia del vicerè e il cugino Gastone in manette, ma appena sbarca scopre che Sir Drake Rockerduck ha conquistato Maracacao. Drake rinchiude Paperinero, Qui, Quo e Qua in prigione (dalla quale fuggono grazie all'aiuto di Moko), mentre vuol far ingrassare la figlia del vicerè, perchè più la ragazza pesa e più alto è il riscatto che Drake può spillare al governatore Paperon. Alla fine si risolve tutto per il meglio e la figlia del vicerè conferisce al prode Paperinero la nomina a Leone di Castiglia e i due si innamorano. Anche questa storia non ha nulla a che fare con i romanzi, a parte i personaggi e i luoghi; come "Il corsaro Nero" si deve leggere con "La Regina dei Caraibi", anche qui si deve leggere con "Il corsaro Paperinero e il Leone di Castiglia" come la naturale continuazione de "Il Corsaro Paperinero e i Borsari dei Caraibi".



PAPERINO E L'OCCHIO DI KALA-KALA
A cura di Fabio Negro

Sceneggiatura: Osvaldo Pavese
Disegni: Giovan Battista Carpi
Edizione: Topolino n. 628 del 10 dicembre 1967

Paperino è come al solito al lavoro (gratuito) per Zio Paperone. Credendo bene di velocizzare il lavoro, utilizza il temperino atomico di Archimede per triturare la corrispondenza dello Zione. Purtroppo fra i pacchi gettati nel temperino vi è anche un pacchetto proveniente dall’India, contenente il rubino “grosso come un arancia” chiamato L’occhio di Kala-Kala.
Paperone dopo aver strangolato il povero nipote, racconta di come è venuto a conoscenza di quel prezioso gioiello. L’avventura risale al tempo in cui il “povero” Paperone, vendendo “chincaglierie in similoro” a Kalampur, finisce per sbaglio nella pagoda della terribile Kala-Kala, dove viene rinchiuso dai crudeli settari della dea. Conosciuto un altro prigioniero, Kuma, Paperone escogita un piano per uscire dal tempio, che prevede finte morti e travestimenti da bajadere.
Una volta fuori dalla pagoda, Kuma racconta che secondo un’antica credenza gli occhi di rubino della dea portino fortuna. Kuma riuscirà in seguito a sottrarre un occhio alla statua della dea ma, accortosi che non portava affatto felicità e fortuna, lo spedisce a Paperon De Paperoni il quale ha “simpatia per queste pietre”. Così si legge nel foglio che accompagna il pacchetto distrutto.
Ma Paperone, ripresosi dallo sgomento, ricorda come gli occhi siano due; Paperino e i tre nipotini partono dunque alla volta dell’India per recuperare il rubino.
Tra i pantani del Gange, gli agguati nella giungla e gli attacchi dei settari, i quattro paperi riescono ad impossessarsi del gioiello e portarlo all’avaro Zio, il quale si accorgerà di avere tra le mani un comune pezzo di vetro, posto in sostituzione dell’occhio sottratto anni addietro dall’indiano Kuma. Gambe levate per il povero Paperino!
Una storia un po’ scontata forse. Kala-Kala è sicuramente Kalì, ed i suoi settari sono facilmente riconoscibili per thugs, visti anche i lacci e alcuni inopportuni kriss nelle fasce. Non una delle migliori parodie disenyane.



PAPERINO E LA VENDETTA MALESE
A cura di Fabio Negro

Sceneggiatura: Osvaldo Pavese
Disegni: Luciano Capitanio
Edizione: Topolino n. 440 del 3 maggio 1964

Paperon De Paperoni è nel suo studio del Deposito quando gli viene recapitato un pacchetto allegato ad un messaggio. Esso proviene da Sunda, in Malesia il cui sultano Sundakan II invita Paperone, possessore di una miniera, alla sua incoronazione, essendo morto lo zio Sundakan I.
Paperone fa organizzare il viaggio in Malesia quando si ricorda del pacchetto, omaggio del Sultano, che emette strani ticchettii ma che poi esplode in mano a Paperone: la vendetta malese!
Il ricco papero invia allora tutto il parentado verso la lontana Malesia. Arrivati a destinazione il sultano, un ometto più piccolo del suo enorme turbante, fa di tutto per far rimette le penne al povero Paperino, presentatosi come nuovo proprietario della miniera. Viene fatto “accidentalmente” cadere nella baia degli squali, poi nella vasca dei coccodrilli, quindi gli vengono serviti nella zuppa i “baffi di tigre” che sono come “vetro tritato”. Il piccolo servo Kota rivela allora che il sultano vuole eliminare il padrone della miniera per vendicarsi di come De Paperoni la sottrasse, con una partita di biliardo, al precedente sultano.
Intanto Paperone, rimasto a Paperopoli, è tormentato dalla sua coscienza per il fatto di aver lasciato il nipote a subire le ire del sultano. Alla fine vince il suo “lato buono”, a parte anche lui per Sunda.
Paperino, Qui, Quo e Qua sono alle prese con le mosse del piccolo ma feroce sultano e tentano in ogni modo di salvare la pelle, aiutati anche dal piccolo Kota. Quando sono in punta della scimitarra di Sundakan II, giunge Paperone paracadutandosi dal cielo, giusto in tempo per strappare dal pericolo i nipoti, che cede l’atto di proprietà della miniera al sultano. I quattro eroi sono allora liberi di tornare a casa, dove Zio Paperone spiega che ha saputo che la miniera si è esaurita, proprio mentre raggiungeva i nipoti in Malesia!
Storia divertente, particolare il personaggio di Sundakan che è l’antitesi del personaggio salgariano. L’ambientazione esotica evoca però il perfetto clima delle avventure malesi.



TOPOLINO E L'ELEFANTE BIANCO
A cura di Fabio Negro

Sceneggiatura: Osvaldo Pavese
Disegni: Sandro Dossi
Edizione: Topolino n. 1540 e 1541 del 2 e 9 giugno 1985

Topolino è comodamente seduto in poltrona guardando un film di Sandokan quando, dopo essersi ben rifocillato, si addormenta… per risvegliarsi in groppa ad un elefante nel mezzo della Jungla. Il cornac informa Topolino che stanno andando dal Maharajah di Kangalore, il quale ha bisogno del suo aiuto. Il paese è infatti preda di una terribile siccità dovuta alla scomparsa del prezioso elefante bianco del maharajah. La missione di ritrovarlo spetta al prode eroe di Topolinia, poiché una profezia indù vuole che l’elefante sia trovato da qualcuno che viene “da un paese lontano”. In più se l’elefante non dovesse tornare prima della “festa di primavera”, il maharajah dovrà abdicare in favore dell’ambizioso nipote.
Topolino inizia le indagini nel sontuoso palazzo del sovrano, esaminando il recinto dell’elefante. Un vecchio santone che riposa poco lontano, gli dice che ha visto dei thugs circolare nei dintorni, poco prima che scomparisse l’animale. Topolino decide allora di attraversare la giungla e raggiungere le montagne, covo dei terribili strangolatori. In seguito all’attacco di una tigre, che fa scappare il suo cavallo, finisce proprio nelle mani dei tughs che lo portano nella loro pagoda, dove conosce il capitano Tomphson e avvista l’elefante bianco. Il sommo sacerdote del tempio li condanna entrambi a morte e i due vengono legati sopra una vasca piena di coccodrilli. Neanche a dirlo Topolino riesce a liberare lui e il suo amico, fuggendo per il tetto del tempio e riuscendo a raggiungere il campo dei sipai del capitano Tomphson. Nell’accampamento i due e gli ufficiali organizzano la spedizione per recuperare l’elefante ed anche due soldati che sono ancora tenuti prigionieri.
Con un’azione che ricorda molto l’assalto del capitano MacPherson all’isola di Rajmangal, i tughs vengono tutti presi e l’elefante liberato. Con esso Topolino marcia verso Kangalore dove, essendo giunto il “giorno di primavera” è in corso la cerimonia di incoronazione del nuovo rajah. Topolino, l’elefante e il capitano Tomphson giungono appena in tempo per sventare i piani segreti del nipote del re il quale, d’accordo con i tughs, aveva fatto rubare il prezioso animale per salire al trono. La profezia è compiuta, la pioggia si avvicina e… Topolino si sveglia!
Racconto molto salgariano, a partire dal titolo, con una buona trama (costretta però nelle poche tavole del fumetto), godibile e avvincente.



TOPOLINO E L'ISOLA DI BOMPRACEM
A cura di Corinne D'Angelo

Sceneggiatura: Bruno Sarda
Disegni: Massimo De Vita
Edizione: Topolino n. 2923 del 6 dicembre 2011

Topolino si trova in Malesia per realizzare un reportage fotografico per la rivista Topotravel quando la nave su cui è a bordo (e su cui scopre esserci anche lo zio Jeremy) viene assalita da una banda di pirati del celebre pirata Sandostan, che ha il proprio covo nella segreta isola di Bompracem. Lo zio Jeremy ha fatto di tutto per attirare l'attenzione dei pirati e farsi prendere prigioniero perchè voleva in realtà raggiungere l'isola di Bompracem: secondo una leggenda, lì sarebbe stato sepolto il fantastico tesoro di Tre-Mend-Kan, un feroce pirata malese del secolo precedente.
Giunti a Bompracem, Topolino e lo zio Jeremy riescono a stringere un accordo con Sandostan: ricercheranno insieme il tesoro, ed alla fine divideranno il bottino. Dopo aver attraversato paludi infestate da zanzare, stagni con feroci coccodrilli ed aver rischiato di finire in pasto alle tigri, nonchè aver decifrato criptici indovinelli, i nostri eroi raggiungeranno il tesoro che servirà per finanziare... un pirata resort sull'isola di Bompracem!
L'avventura raccontata prende spunto dalle avventure di Sandokan, cui bonariamente fa il verso, con dei pirati improbabili e dediti a ben altri interessi, che non gli arrembaggi.





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