La variante del pollo A cura della Perla di Labuan
E' uscito (fine 2012) per i tipi della Ugo Mursia Editore il volume La variante del pollo, di Renato de Rosa. Si tratta di un'opera umoristica che prende amabilmente in giro i maggiori scrittori italiani, prevalentemente quelli contemporanei (Baricco, Benni, Camilleri, Tamaro), ma non solo (perche' fanno compagnia anche De Amicis, Manzoni, Rodari) con parodie sul tema Perché il pollo ha attraversato la strada?
Non poteva mancare dunque una simpatica parodia del Capitano Salgari!
Come ci scrive Renato De Rosa: il pollo è il pretesto per il gioco letterario.
Il tutto parte da un vecchio tormentone che si era diffuso in rete, cioè la domanda "perchè il pollo ha attraversato la strada?" a cui andavano trovate risposte aderenti al personaggio che rispondeva.
Ad esempio:
Giulio Cesare: "Anche tu Pollo, figlio mio!"
Gianni Morandi: "Un pollo su mille ce la fa."
Amleto: "Attraversare o non attraversare, questo è il problema".
Nello scrivere il mio libro sono partito da questo spunto ed ho preparato 32 parodie di altrettanti scrittori italiani (da Camilleri a Baricco, da Melissa P a Fabio Volo), cioè 32 raccontini umoristici, scritti imitando il loro stile, tutti con il medesimo argomento: "Perchè il pollo ha attraversato la strada?"
Insomma... mi sono divertito.
E, anche se più lontano nel tempo, ho voluto inserire anche Emilio Salgari, come atto di affetto per lui.
[NOTA: Quello che segue è l'incipit del capitolo dedicato ad Emilio Salgari, per gentile concessione dell'autore.]
EMILIO SALGARI
Emilio Salgari non uscì mai dall’Italia, ma descrisse in modo straordinario cose che non aveva mai visto, affascinando milioni di lettori. Purtroppo ha fatto scuola più tra i politici che tra gli scrittori.
L’osservazione che ti farà fare bella figura: «Noi siamo cresciuti sognando Sandokan e il Corsaro Nero. Cosa possiamo aspettarci da una generazione che si è formata con Mazinga e UFO Robot?».
– Capomastro Domenico, dove siamo?
– Sulla strada tra Colle Spampinato e Valle Brulla, mio caro operaio Kakkamuri.
– Ci vorrà molto tempo prima di arrivare a destinazione? Mi pare che la nostra Ape cammini adagio.
Domenico, un capomastro sui quarant’anni, alto quasi un metro e mezzo, calabrese puro sangue, sbirciò con occhio torvo il suo compagno. Questi era un immigrato clandestino di ventiquattro o venticinque anni, di alta statura, d’una tinta molto abbronzata, di lineamenti belli, nobili, fini, con una collanina che gli ricadeva graziosamente sul nudo e robusto petto.
– O ma ki cazzu vu ah? – gridò il capomastro indignato.
– Ma!... Dimmi, capomastro, quando arriveremo a Borgo Stercoso?
– Cazzu ne sacc’io? Potrebbe fermarci la Stradale o potrebbero giungerci addosso i polli assassini e mandarci fuori strada.
– Eh! – esclamò l’operaio, facendo una smorfia. – Ci sono dei polli assassini qui?
– Vedi quella fattoria laggiù? È un covo di polli assassini, si chiama Cascina Mompracem e là vive un pollo che ha insanguinato la strada comunale della Valsesia. Porta un nome terribile. Si chiama il Pollo della Valsesia.
– Se ci assalisse, che cosa accadrebbe?
– Un massacro. Quel pollo è ancor più feroce dei tacchini della Val Bombazza.
In quell’istante le prime gocce di pioggia risuonarono sul tettuccio dell’Ape, accompagnate da uno sbuffo di vento fresco che la fece sbandare sulla carreggiata. All’est, verso Borgo Stercoso, s’alzava una nube nera come il catrame, con le frange tinte di un rosso ardente, e a poco a poco oscurava il sole prossimo al tramonto, poi cominciò a rullare il tuono. Il vento soffiava già con grande violenza ruggendo attraverso i finestrini rotti dell’Ape, una scassata Ape Piaggio che dimostrava ampiamente tutti i suoi trentadue anni.
Pochi istanti dopo, scrosci terribili di pioggia si infrangevano sul parabrezza rendendo difficile la guida di mastro Domenico, perché il tergicristallo si era rotto otto anni prima. L’Ape sbandava a destra e a sinistra, preda delle ventate e dell’asfalto bagnato anche a causa delle gomme consunte e lisce come la superficie di un biliardo... [...]