Al richiamo nostalgico della propria città è sempre difficile resistere. Aggiungete un ricco evento dedicato a Salgari: io non potevo certo rimanere sordo a queste sirene incantatrici! E così sono partito, armi e bagagli, verso Torino, per raggiungere il Comune di Nichelino e la sua biblioteca, sede del convegno Emilio Salgari: indimenticabile scrittore d’avventura. Fra gli organizzatori vi sono istituzioni ragguardevoli. Ovviamente la biblioteca civica e poi l’Assessorato alla Cultura e la Fondazione Tancredi di Barolo.
Sono proprio le autorità, nelle persone del Sindaco e dell’Assessore ad aprire la mattinata di approfondimento salgariano. Per nostra fortuna non si limitano a biascicare qualche parola di compiacimento in politichese, ma si inseriscono immediatamente nel vivo del convegno.
Soprattutto l’Assessore Pansini che, pur cogliendo infallibilmente tutti i luoghi comuni salgariani, con grande carica emotiva denuncia la sottovalutazione di Salgari nel corso degli anni fino alla sua riscoperta e definitiva consacrazione ad autore di primaria importanza. Lo stesso assessore si è definito poco obiettivo nel parlare: io aggiungerei che se la poca obiettività è supportata da una passione pervadente si può trovare lo stesso la via della realtà e della razionalità (giusto per filosofeggiare!).
Da un buon inizio ci si può aspettare un ottimo proseguimento e così sarà. Prende la parola Pompeo Vagliani, a cui spetta il difficile compito di tenere le redini e gestire i tempi dei conferenzieri. Ci presenta gli intervenuti, segnalandoci però l’assenza di Vittorio Sarti, trattenuto da altri impegni.
Il primo intervento è riservato a Roberto Antonetto, un personaggio unico, istrionico e piacevole. Un piemontese di stampo antico, che starebbe bene sia nella cornice pittoresca delle piole, con il bicer ‘d vin in mano, sia in un contesto di gran lunga più serio. Il suo preambolo è interamente rivolto al ricordo di Giovanni Arpino (a cui peraltro la biblioteca è dedicata), l’amico e il compagno di una vita. Si capisce, dalle vibrazioni della sua voce, quale fosse l’entità della loro amicizia e che il vuoto lasciato è incolmabile. Ma ecco che Antonetto, attento al fatto che è presente un nutrito numero di giovani, si lancia in un appassionato tratteggio biografico del Capitano Salgari, approfondendo con fare teatrale i punti chiave della vita del romanziere: la “mitomania” che lo accompagnerà per tutta la vita, la pazzia della moglie Ida, fino al tragico momento del suicidio. Il tutto è arricchito da dettagli interessanti, che solo un attento studioso può fornire. Non ultimo l’episodio del galeone Salgari scorto da Arpino e Antonetto sulle rive del Po nell’ormai lontano 1980, ispirazione folgorante che portò alla realizzazione dell’ottimo libro-biografia del Cavaliere dell’Avventura (Vita, tempeste, sciagure di Salgari, il padre degli eroi). Il fragoroso applauso che segue è il giusto tributo ad un grande studioso salgariano e serve a passare il testimone al Prof. Marchi dell’università di Verona, che prende in considerazione, trascorso giusto un secolo, l'opera salgariana pubblicata nel 1908: sei romanzi fenomenali, tra cui Sulle frontiere del Far West, Cartagine in fiamme, Il figlio del Corsaro Rosso. Le ambientazioni e le trame sono diversissime, a testimonianza della faticosa e precisa documentazione di Emilio. Le considerazioni del relatore sono oltremodo interessanti e toccano anche le scelte di posizione del Nostro che, ad esempio (per restare ai romanzi citati), si schiera a favore dei pellirosse usando parole durissime contro i massacri di cui sono stati vittime e si schiera contro Roma dalla parte dei cartaginesi. Ci viene quindi regalato un insolito intermezzo musicale. Enzo Maolucci, figura legata all’esperienza innovativa del Salgari Campus, chitarra alla mano esegue per noi una sorta di ballata country - jazz: Buffalo Bill a Torino. È la storia di una coppia torinese, Tunin e Rusina, la cui armonia è rotta dall’arrivo di Buffalo Bill nel capoluogo piemontese. Sarà proprio un cowboy al seguito del noto yankee a far perdere la testa a Rusina, che scapperà con lui. Al povero Tunin, passata l’arrabbiatura, non resta che consolarsi nelle osterie!
Buffalo Bill, l’avventuriero del West, un personaggio che conquistò Salgari (che lo intervistò a Verona) a tal punto da diventare protagonista di uno dei suoi romanzi, è senza dubbio una figura ricca di carisma e di fascino. Qualità dovute anche all’interesse legato agli spettacoli del suo “circo”, sempre avvolti in un vago sentore di mistero e di surreale atmosfera.
Tutti validi presupposti per introdurre uno degli interventi più originali del convegno. È la volta di Felice Pozzo, per l’occasione nei panni del Bramino di Vercelli o in quelli della famigerata Tigre della Risaia (vedi foto), che propone un’inconsueta chiave di lettura dell’opera salgariana, accostandone l'opera ai temi dell’illusionismo e, per estensione, dello spiritismo (illusionisti e medium, spiega, usavano gli stessi trucchi). Per ovvie ragioni di tempo, Pozzo si limita all’analisi approfondita di un solo romanzo: Il Corsaro Nero. Già pensando all’imponente aspetto del Cavaliere di Ventimiglia vengono alla mente delle attribuzioni trascendentali, ma in certi brani si avverte distintamente l’alone inquietante del paranormale. È il caso della Folgore che spicca come vascello fantasma tra la fosforescenza del mare; o del Corsaro Nero che, oltre ad essere egli stesso un tenebroso individuo, nell’atmosfera funebre delle esequie del fratello è accompagnato, come fosse un genio del mare, da fenomeni naturali anomali. Che dire poi della soggezione che il prode corsaro prova per la bella Honorata, in causa di una triste profezia di una zingara italiana? Insomma Salgari, positivista convinto, ama talvolta usare atmosfere misteriose, proprio come quei maghi del palcoscenico che per mestiere si spacciano per stregoni usando geniali stratagemmi. Perché le migliori magie, se sono in grado di stregare gli increduli spettatori, sono sempre il risultato di trucchi ed articolate preparazioni. Possiamo quindi coniare un nuovo e singolare attributo per il nostro Salgari: quello di più grande illusionista del mondo, perché è stato incredibilmente capace di ricreare l’illusione di mondi lontani attraverso i suoi mari d’inchiostro!
Avviandoci verso le conclusioni, torniamo ad un aspetto della realtà salgariana. Franca Viglongo chiude la giornata con un intervento che prende in considerazione le recenti novità editoriali, riedizioni e saggistica, che testimoniano un interesse variegato e quasi sempre appassionato verso il nostro Autore.
Ancora saluti e ringraziamenti a tutto il pubblico, poi appuntamento al piano di sotto per un attesissimo buffet orientale!
Proviamo a farne una descrizione come l’avrebbe fatta Salgari : << attorno ai due tavoli posti al centro della stanza si affaccendavano tre camerieri indiani tutti avvolti nei loro pittoreschi kurta, coordinati da una meravigliosa fanciulla bionda che indossava un sari verde a ricami violacei. Avevano elegantemente disposto, sulle tovaglie di seta a fiorami, ampie teglie metalliche colme di ogni squisitezza che tramandavano odori invitanti. Vi erano diversi tipi di verdure tagliate a fette sottili, bagnate in una pastella speziata e poi fritte, accompagnate da un pane secco ma saporito. Sopra un altro tavolo erano sistemati due capienti contenitori fumanti. In uno vi era un riso profumato colorato da un’infinità di aromi che creavano un armonioso gusto; nell’altro compariva una sorta di spezzatino di maiale, affogato in una salsa giallastra, sicuramente ben piena di curry, che ricordava in qualche modo i gulash o le nostre zuppe di montagna. Il dolce consisteva in un tortino di scaglie di cocco, tenuto assieme da una base lattea e cosparso da una deliziosa polvere verde pistacchio. Il tutto annaffiato da un bollente tè indiano, meravigliosamente aromatico>>.
Ci sarebbe da indugiare sugli occhi della bellissima fanciulla bionda, ma c’è ancora da descrivere la mostra allestita all’ingresso. Vi figurano un buon numero di testi salgariani, tra romanzi e saggi, di proprietà della biblioteca unitamente a quelli delle edizioni Viglongo. Ci sono anche i lavori eseguiti dagli studenti delle scuole locali, realizzati per il concorso Dai pirati agli hackers: da Salgari ai giorni nostri e che saranno premiati nel pomeriggio.
Per quanto mi riguarda mi ritengo soddisfatto di aver partecipato a questo incontro: mi sembra uno dei convegni meglio organizzati anche se, come spesso accade quando si vuol mettere troppa barra al vento (per dirla con un espressione più nota, troppa carne al fuoco), si finisce col dover operare dei fastidiosi tagli temporali sugli interventi, che a volte pregiudicano la loro chiarezza o risultano sgradevolmente interrotti.
*** I partecipanti del convegno ***
Da sinistra: Franca Viglongo, Roberto Antonetto, Loredana Pilati (direttrice
Biblioteca Civica di Nichelino), Felice Pozzo, Gian Paolo Marchi.Progetto Per Terra e Per Mare
Avventure e studi sulle orme di Emilio Salgari
www.emiliosalgari.it
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