Il Brigantino

Capitan Fabio Negro



 



Folgore

Era uno di quei legni da corsa che adoperavano i filibustieri della Tortue per dare la caccia ai grossi galeoni spagnoli, […]
Buoni velieri, muniti d’alta alberatura per poter approfittare delle brezze più leggere, con la carena stretta, la prora e la poppa soprattutto altissime come si usavano in quell’epoca, e formidabilmente armati.
Dodici bocche da fuoco, dodici caronate, sporgevano le loro nere gole dai sabordi[1], minacciando a babordo e a tribordo, mentre sull’alto cassero si allungavano due grossi cannoni da caccia, destinati a spazzare i ponti  a colpi di mitraglia.
(Emilio Salgari, Il Corsaro Nero, Donath, 1898)



Era uno splendido brick[2], di forme svelte, dalla carena strettissima, dall’alberatura molto alta, un vero legno da corsa.
Dieci sabordi, dai quali uscivano le estremità di altrettanti pezzi d’artiglieria, s’aprivano ai suoi fianchi, cinque a babordo e cinque a tribordo e sul cassero si vedevano due grossi pezzi da caccia.
(Emilio Salgari, La Regina dei Caraibi, Donath, 1901
)



Liguria

La Liguria […] Quantunque fosse stata varata in un cantiere genovese nove anni prima, era in quell’epoca ancora un bel veliero, saldo di costole, di forme eleganti […], con un solido sperone e portava splendidamente la sua alta alberatura di brigantino a palo.
(Emilio Salgari, I Robinson Italiani, Donath, 1896 )



Hansa

Quel legno, un brigantino, era vecchissimo, […]
(Emilio Salgari, Il Naufragio dell’Hansa, in Bibliotechina Aurea Illustrata, Biondo, 1900 )



Maria Pia

La nave, quantunque portasse ancora con una certa civetteria la sua altissima alberatura, […]
Il povero brigantino che non cessava di far acqua, […]
(Emilio Salgari, I drammi del Mare, Bemporad, 1907)

Con una certa facilità si può associare il nome brigantino, ad altre parole di simile assonanza, e senza sbagliare. Proprio i “briganti del mare”, i pirati e i corsari, si servirono maggiormente di questo tipo di imbarcazione che, come già visto per la goletta, poteva garantire un’ottima velocità di crociera, unitamente ad una notevole potenza di fuoco.

Non ci sono dati numerici relativi al dislocamento delle quattro navi elencate di sopra, tuttavia, una rapida analisi dell’armamento, dell’equipaggio e dell’alberatura, ci lascia supporre come le dimensioni attribuite da Salgari, siano tutte nella norma (valori da 500 a 2.00 T).

L’alberatura del brigantino consta di due alberi a vele quadre (solitamente 3 sul trinchetto e 3 o 4 sul maestro), più gli immancabili fiocchi e controfiocchi, e le due rande.

Spicca tra le altre, per così dire, la Liguria, la quale non è propriamente un brigantino ma, come leggiamo, un brigantino a palo. Questa variazione, veramente minima, è conseguente all’alterazione di una parte dell’alberatura del maestro; infatti a poppavia di quest’ultimo appare un ulteriore alberetto (detto appunto palo) su cui sono innestate la randa e la controranda di maestra. Il “palo” non è prerogativa esclusiva del brigantino (si parla anche di nave o goletta a palo), per cui assume un nome differente a seconda del tipo di imbarcazione considerato – generalmente, antenna di belvedere.

Talvolta, sul “palo” viene trasferita anche la gabbia[3] di maestra e, in questo caso, la parte inferiore d’albero che resta “nuda” viene detta vergasecca (es. albero di mezzana dell’Amerigo Vespucci).

 

La caratteristica strutturale che ci fornisce Salgari in merito alla “carena stretta”, è riferibile a quanto detto in apertura circa la velocità di queste navi. La carena (che è quanto della nave resta sott’acqua) fa evidentemente da azione frenante, subendo l’attrito del mare. Ovviamente una carena più stretta, più affinata e più profonda (più stellata) conferisce un abbrivio maggiore e costante rispetto a una struttura più massiccia (p.e. nei vascelli commerciali che, per l’ampiezza delle stive, hanno una carena più tondeggiante).

Il castello di prua e il cassero di poppa vengono definiti “altissimi”, anche se questa è una caratteristica tipica di un periodo precedente a quello considerato. Nel corso dell’età d’oro della pirateria, diciamo, il livello dei ponti viene uniformato se pure le due estremità conservano il requisito di lieve sopraelevazione (specialmente la poppa).

 

Per quanto attiene al numero di bocche da fuoco, Salgari è perfettamente in linea con la realtà dell’epoca. Si parla infatti dai 10 ai 16 pezzi “pesanti”, più eventuali cannoni aggiuntivi (p.e., la Folgore ha due lunghi cannoni da caccia) a seconda dell’impiego della nave. Il brigantino è il più perfetto bastimento che concilia velocità e potenza di fuoco, più ancora della già analizzata goletta.

I brigantini, riuniti in piccole squadre magari in conserva con qualche vascello più imponente, potevano (ed hanno potuto) vantaggiosamente affrontare la possanza delle flotte spagnole come pure tenere in scacco e depredare le città costiere del Centro-Sud-America. In età storica più recente, durante la travolgente espansione napoleonica, la Marina di Sua Maestà Britannica impiegò queste navi per il blocco dei porti mediterranei francesi, così come era avvenuto nel corso della guerra tra inglesi e americani qualche tempo prima.

 

Bisognerebbe dissentire più che altro sul numero dei componenti dell’equipaggio. Fuori dal dubbio che sulle navi corsare, il rigore e un certo standard  non erano proprio all’ordine del giorno tuttavia, in proporzione al numero di cannoni presenti a bordo, è necessario un minimo di artiglieri serventi esclusivamente nella batteria, più il personale utile alla normale manovra delle vele.

Considerando davvero una squadriglia ridotta allo stretto indispensabile per ogni pezzo d’artiglieria (3 persone), le percentuali sono spesso disattese, complici i frequenti abbordaggi che spesso decimano inesorabilmente la gente a bordo.

Ma appunto tra episodi critici e licenze “letterarie” non è questo un grosso problema!

Concludo segnalando una piccola curiosità: tutte le navi che appaiono in racconti dove Salgari è direttamente protagonista, o in qualche modo appare, hanno l’attrezzatura a brigantino. Sarà un ulteriore parallelismo tra l’autore e uno dei suoi alter-ego prediletti, il Corsaro Nero?






[1] Aperture praticate sui fianchi delle navi per lasciar sporgere le estremità dei cannoni. Il termine sabordo è un francesismo (sabord) mai entrato a far parte del vocabolario marinaresco italiano (al pari di babordo e tribordo). I francesi, chiamano ancora sabord, qualsiasi apertura generica dello scafo.

[2] Termine francese per indicare il brigantino. Più precisamente, un brigantino armato.

[3] La vela quadra più bassa. Così si chiama anche la parte d’albero che la sostiene.



* I mari di Emilio Salgari *



E. Salgari
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