Sulle tracce di San Pietro in Nembo
L’isola di Simone Storvik, il gigante “slavo” del romanzo “I naviganti della Meloria”
Se ritorno a parlare dei Naviganti della Meloria, è perché mi ha incuriosito una locuzione che torna di frequente sulle labbra del personaggio “negativo” del romanzo, lo slavo Simone Storvik, il marinaio che nell’avventura nel sottosuolo italiano precede il dottor Bandi, padron Vincenzo e gli altri due compagni Michele e Roberto, per strappare loro il presunto tesoro: impresa che però gli sarà fatale.
La locuzione è: «Per San Pietro in Nembo!». Di quale località o chiesa si tratti lo vedremo tra poco. Prima però consideriamo la figura dello Storvik, così come Salgari ce la descrive:
Era, si può dire, un gigante. Altissimo, robusto quanto un granatiere di Pomerania, biondo come la maggior parte dei suoi compatrioti, con certi occhi d’un azzurro profondo che avevano lampi d’acciaio che talvolta facevano una profonda impressione.
Tipo ruvido, del resto, violento, brutale, tollerato solamente per la sua forza straordinaria, assai apprezzata dal padrone, che era soprattutto un pescatore.
Tipo che finirà pazzo nelle tenebrose acque del tunnel della Meloria, ucciso da padron Vincenzo dopo una furiosa colluttazione. “Slavo” l’ha definito un po’ genericamente Salgari. Di sicuro però, seguendo le tracce di San Pietro in Nembo, scopriremo anche il luogo d’origine di Simone Storvik.
Ebbene, nel gruppo di bellissime isole oggi appartenenti alla Croazia che punteggiano il Golfo del Quarnaro, accanto a quella di Ilovik (o Asinello) troviamo l’isolotto di Sveti Peter (San Pietro). Il canale che le separa, ideale ricovero per pescatori e turisti nautici perché protetto da tutti i venti, salvo che dallo scirocco, è così stretto che le due isole possono essere considerate quasi una sola. E difatti, fino a epoca recente, esse venivano chiamate con un unico nome: San Pietro dei Nembi (questa la dizione esatta), la cui più antica menzione Sanctus Petrus de Nimbis risale al XIII secolo.
Oggi questo gruppo insulare, già tappa fondamentale nelle rotte adriatiche durante i secoli, è una rinomata meta turistica per le attrattive naturalistiche, il mare limpidissimo e la tranquillità che vi si gode: “l'isola dei fiori” è chiamata per la profusione di oleandri di vari colori, di rose e innumerevoli altre specie di fiori che adornano case e giardini.
San Pietro dei Nembi è anche il nome dell’unico villaggio esistente. Di epoca piuttosto recente (è stato fondato circa duecento anni fa dagli isolani di Lussinpiccolo), sorge sulla riva orientale di Ilovik, l’isola maggiore; gli abitanti, gente laboriosa dedita alla viticoltura e ortocultura, ma anche alla pesca, all’allevamento di ovini e al turismo, non arrivano a duecento. Il cimitero, invece, si trova su Sveti Peter, la più piccola e anche la prima ad essere stata abitata fin da epoche preistoriche: è sul sito di un’abbazia benedettina fondata nell’XI secolo sulle rovine di una chiesa del V secolo. Di questo antico convento sopravvivono pochi resti. Altri ruderi presenti sull’isolotto appartengono ad una villa rustica di epoca romana e ad un forte veneziano costruito nel 1507 come difesa dalle scorrerie dei pirati Uscocchi.
Molto vive, tra la gente del posto, sono le tradizioni musicali. Ancora oggi, in certe ricorrenze come la festa dei santi Pietro e Paolo, cantanti e suonatori di fisarmonica intrattengono il popolo di Ilovik davanti alla chiesa del villaggio.
Tra i brani eseguiti non può mancare il canto tradizionale "O Šanpjero", che dice: Oj Šanpjero, misto moje/ O ljubavi, zavežena/ Oj joj joj!/Andelicu moj… con quel che segue.
Chissà se Simone Storvik, figlio di questa terra, lo conosceva!Oreste Paliotti
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