La mezzaluna e la lancia



Sempre viva a Khartum, la capitale sudanese dove confluiscono i due corsi del Nilo, è la memoria del Mahdi, il profeta che animò la rivolta anti-britannica narrata nel primo romanzo salgariano pubblicato in volume.

Khartum, già capitale di un Paese in pieno mutamento, oggi diviso in Sudan del Nord e del Sud, è di nascita recente. Unione di tre grandi agglomerati alla confluenza del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro, venne fondata nel 1823 dall'allora khedivé d'Egitto, Mehmet Ali, dopo la sanguinosa conquista di tutto il territorio circostante. A lui si devono le prime strutture amministrative moderne, poi riprese e sviluppate dall'amministrazione britannica. Il Sudan come entità nazionale nacque però con la "guerra santa" scatenata nel 1883 contro gli occupanti anglosassoni da Muhammad Ahmad ibn 'Abd Allah, proclamatosi Mahdi: l’inviato di Allah, che secondo i seguaci di Maometto deve comparire verso la fine dei tempi per ripristinare la purezza dell’Islam.
Questa guerra d’inaudita violenza, alimentata dal sentimento religioso e anticolonialista popolare, portò l’anno successivo all'annientamento del corpo di spedizione turco-egiziano di Hicks pascià e all’immediato intervento della Gran Bretagna che inviò nel Sudan un ufficiale carismatico, ma poco incline al dialogo: Charles Gordon. Miracoli d’eroismo non evitarono tuttavia la conquista di Khartum da parte dell’esercito mahdista dopo un assedio che aveva visto la popolazione stremata dalla fame e da una epidemia di tifo. Lo stesso governatore Gordon morì trafitto da una lancia sulle scale della propria casa. Tardivo l’arrivo delle truppe inglesi inviate in suo aiuto.
Caduta Khartum, dopo soli quattro mesi moriva a Omdurman anche Muhammad Ahmad di febbre tifoidea (22 giugno1885): aveva fatto appena in tempo a costituire l’agognato Stato islamico. 13 anni dopo però i suoi successori venivano sconfitti dalla riscossa britannica, riuscendo tuttavia a mantenere un importante ruolo nelle successive vicende politiche del Paese.
Libri e film hollywoodiani hanno ravvivato fino ai nostri giorni l’interesse verso i due implacabili avversari: il Mahdi e Gordon. Tra i romanzi dedicati all’insurrezione sudanese, La favorita del Mahdi è il primo racconto di Salgari ad essere pubblicato in volume, nel 1887, per i tipi di Guigoni. Per ricostruire la cornice storica di questo intreccio di amore ed avventura, l’allora giornalista dell’Arena si avvalse fra l’altro di un’intervista al religioso comboniano padre Luigi Bonomi, rimasto a lungo prigioniero dei ribelli musulmani.
Ecco cosa egli scrive del profeta del Sudan (per la grafia dell’epoca Mohamed Ahmed, così come Chartum sta per Khartum):

«Mohamed Ahmed nacque nel 1843 a Dongola nella Nubia; Amina chiamavasi sua madre e Adullah suo padre il quale esercitava la professione di falegname.
Fino all’età di 7 anni questo strano personaggio destinato a diventare così grande, così potente, frequentò la scuola mussulmana e con tanta passione che a 12 anni aveva completati gli studi dell’Alcorano.
Grazie all’affezione dei suoi due fratelli stabiliti come calafati a Shindi e di un suo zio costruttore di barche sul Nilo Bianco, poté proseguire i suoi studi a Chartum sotto i due celebri maestri El-Gouradchi e Abd-el-Ayim figli dello sceicco El-Tayeb.
Non tardò a diventare un fanatico missionario dell’islamismo e credette essere il suo compito quello di paralizzare e distruggere il potere degli europei che impedivano il commercio degli schiavi e comandavano al viceré d’Egitto, di ricostruire l’antico impero arabo, di raggruppare attorno a sé tutti i credenti del Profeta e di fondare una religione universale colla comunità dei beni.
Il 1868 lasciava Chartum, e si affigliava alla confraternita dei Sid-Abd-el-Kader-el-Gilani, alleata alla famosa setta dei Senusi. Più tardi si recava a Tormamat, cinquanta miglia al settentrione di Chartum, e vi fondava una scuola per propugnare le sue idee, ma ricevuto nel 1870 il titolo di fakir, l’abbandonava per ritirarsi nella rocciosa isola di Abat che sotto il 13° grado divide il corso del Nilo.
Scavatasi una grotta, sul luogo stesso dove dicevasi che esisteva un tesoro, si metteva a praticare strane cerimonie, standosene per ore intere colle braccia tese in aria, i piedi nell’acqua e la faccia rivolta alla Mecca e piangendo continuamente sulla corruzione universale.
Colla sua pietà, colle sue penitenze, Ahmed non tardò a formare numerose schiere di proseliti fra i baggàra che abitavano le sponde del Nilo.
Erano passati così dieci anni, quando un bel giorno l’anacoreta vide una barca attraversare il fiume e approdare alla sua isola. Era montata da una deputazione di baggàra.
Ahmed stava snocciolando la sua corona con matematica regolarità, fingendo di nulla aver veduto. I baggàra aspettarono che avesse terminato poi gli offrirono le loro braccia e le loro armi per iscacciare dal Kordofan e dal Dar-Fur gli egiziani che essi consideravano come infedeli dacché si erano alleati agli inglesi.
L’anacoreta in sulle prime resistette, ma ad un tratto afferrò la scimitarra che i baggàra gli presentavano e alzando gli occhi al cielo gridò:
– Hamdu-Hah! Io sarò il braccio dell’Onnipotente! La sua benedizione sarà per noi!
Le antiche profezie annunciavano la comparsa di un Mahdi nel nuovo secolo che cominciava appunto nel 1881, il quale doveva avere per distintivo il braccio destro più lungo del sinistro e una verruca sulla gota destra. La comparsa di questo Mahdi, aggiungevano le profezie, verrebbe annunciata da sette imani di nome Ahmed o Mohamed i quali avrebbero in diverse epoche e in diverse parti del mondo fatta propaganda religiosa e preparato così il terreno.
Mohamed Ahmed concepì l’ardito disegno di farsi credere il Mahdi aspettato invece di uno degli imami. Si allungò, non si sa come il braccio destro, si fece nascere la verruca sulla guancia destra e poco prima dell’agosto 1881, dichiarava di essere il Mahdi vale a dire “colui che Dio guida sulla via retta”».


Torniamo ai nostri giorni, alla Khartum di oltre 5 milioni abitanti, comprendendo la sua area metropolitana anche Khartum Nord e Omdurman. E proprio a Omdurman, circondato da un giardino di palmizi, si erge il mausoleo dedicato al Mahdi, la cui gigantesca cupola argentea è sormontata dalla mezzaluna trafitta dalla lancia, suo emblema. Teoricamente interdetta agli stranieri, la tomba del mitico inviato di Allah è invece meta di pellegrinaggio da parte di milioni di devoti da tutto il mondo islamico, a testimonianza che il mahdismo non è mai tramontato. E il sedicente Stato islamico attuale ne sarebbe una prova.

Oreste Paliotti


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