PAROLA DI... SALGARIANO!




Felice Pozzo: la passione di una vita


LaPerladiLabuan: Caro Felice, molti anni fa mi hai contattata per realizzare un'intervista che è poi apparsa sul quotidiano "La Sesia" (Vercelli), con cui collabori. Oggi siamo a parti invertite e sono ben lieta di essere io ad intervistare te, perchè ti ritengo un "salgariano DOC". Cominciamo dunque da una domanda facile: qual e' stato il tuo "primo Salgari" e cosa ti ha affascinato della sua lettura?

Felice: Ricordo bene quell'intervista che risale al 2002. Mi era piaciuta molto la tua idea di un sito salgariano, una novità che mostrava quelle grandi potenzialità che con il tempo hai così bene utilizzato. Idea grandiosa, direi. Il mio primo Salgari è stato I misteri della Jungla Nera, e al riguardo userei le parole di Piero Chiara: “una sassata in fronte”. In senso buono, si capisce, nel senso cioè d'una lettura che lascia una cicatrice indelebile. Ero giovanissimo e non avevo mai letto nulla del genere. Solo molto tempo dopo ho saputo che non si trattava di un'edizione integrale. Che peccato! I tughs, il suono misterioso del ramsinga, la tigre addomesticata, l'apparizione di Ada tra la vegetazione (il mussenda!), i sotterranei infiniti, la dea Kalì, il grande amore e il grande coraggio... C'erano tutti gli ingredienti necessari per entusiasmare al massimo grado. Da allora ho cercato tutti gli altri romanzi di Salgari, sballando vistosamente l'ordine cronologico dei cicli e beccandomi senza saperlo altre edizioni taroccate e persino i falsi... Insomma, bastava fosse “Salgari”!

LaPerladiLabuan: Sei stato definito "il decano degli studiosi salgariani", puoi dirci da quanti anni ti occupi di Salgari?

Felice: La definizione di “decano” mi fu assegnata dal compianto Antonio Palermo, professore egregio, gentiluomo d'antico stampo. Lo scrisse nella prefazione al mio Emilio Salgari e dintorni. Mi spiegò che la definizione non riguardava tanto l'età o il mio “servizio permanente effettivo” per quanto riguarda gli studi salgariani, come ebbe a scrivere. Il riferimento era - bontà sua - all'altro significato di “decano”, quello riferito all'esperienza. “Guarda il dizionario”, mi disse sorridendo. Mi stava facendo un grande complimento. La definizione è poi passata altrove e viene fraintesa, soprattutto da coloro che sono più anziani di me e che se ne risentono un po'. Per questo cerco di evitare, quando riesco, che sia usata. D'altra parte ora c'è anche chi, arrivato dopo, è definito “il più grande esperto e/o studioso di Salgari” e dunque mi sono tranquillizzato. Mi pare che ci sia un po’ di spirito competitivo, come in ogni cosa, ma non da parte mia. Io vedo con evidenza, piuttosto, l’aspetto folcloristico, divertente, della cosa. C’è ad esempio l’amico studioso, un po’ più anziano di me, che declama tutto serio d’aver iniziato a leggere Salgari in età prescolastica e perciò di essere l’autentico decano. Divertente, no? Comunque ho iniziato a occuparmene seriamente nel periodo 1961-62, dopo averlo letto tutto, bene o male.

LaPerladiLabuan: Come e perchè hai cominciato a pubblicare i tuoi articoli?

Felice: Ho cominciato ovunque potessi scrivere, tanta era la passione: su giornali locali, dove non fregava a nessuno, e persino su un giornaletto aziendale, dove interessava ancora meno. Ho sempre trovato gente comprensiva che mi lasciava fare. Ma ero talmente giovane! Ho voluto scrivere per lo stesso motivo per cui ho voluto fare ricerche. In quegli anni circolavano ancora molte evidentissime fandonie e leggende su Salgari, roba da nuocere seriamente alla cistifellea di tutte le persone di buon senso. Avevo desiderio di chiarire, voglia di verità.

LaPerladiLabuan: Hai cominciato i tuoi studi facendo chiarezza sulla cronologia delle edizioni salgariane, un lavoro notevole e probabilmente in continua evoluzione. Pensi che sia ancora il tuo interesse principale?

Felice: Era chiaro, a quei tempi, che la bibliografia salgariana andava revisionata. Non c’era forse chi scriveva che Salgari era autore di centocinquanta romanzi e chi invece scriveva che erano ottanta? E i racconti, quanti erano? Duecento, mille, tremila? Ho pubblicato la mia prima bibliografia salgariana nel 1980, dando - a parere di molti - una svolta decisiva a quel tipo di ricerca. Era un lavoro non definitivo, si capisce, e infatti l’ho riscritta diverse volte, togliendo qualcosa e anche aggiungendo racconti e articoli che ho scoperto man mano, ma la strada era aperta, facilitando quelli arrivati dopo. Con me l’aveva aperta, per conto suo, anche l’impareggiabile e compianto Giuseppe Turcato, pur limitandosi ai romanzi. Un giorno dovrò scrivere le “Memorie di un salgariano”, che ne dici? In ogni caso non è più il mio interesse principale per il semplice motivo che resta ben poco da scoprire.

LaPerladiLabuan: Ti sei occupato della biografia del "Capitano", pubblicando alcuni anni fa il bel volume "Emilio Salgari e dintorni", che, come dice il titolo, si occupa anche dei "nipotini" di Salgari. Lo ritieni il tuo lavoro più importante?

Felice: Emilio Salgari e dintorni, che risale al 2000, non è una biografia in senso stretto. E’ un libro su molti e sparsi aspetti della vita e dell’opera di Salgari, dalla sua fortuna all’estero, studiata per la prima volta, alla presenza nelle pagine salgariane di Lord Byron o del mito di Atlantide, ad esempio. Un modo nuovo, ricco di rivelazioni, di accostarsi a Salgari. L’idea di dedicare circa metà del volume ai vari imitatori, epigoni ecc. di Salgari, di cui non si sapeva nulla (specie quelli minori), fu di Antonio Palermo: aveva seguito sulla rivista LG Argomenti di Genova i vari articoli che, dopo ricerche faticose, dedicavo man mano a quei dimenticati personaggi. Anche in quel caso il libro si è dimostrato uno strumento utile per chi è arrivato dopo, o che già c’era. Non so se è il mio lavoro più importante: certo è tra i più consultati e quasi sempre con la dovuta riconoscenza.

LaPerladiLabuan: In questi anni ti sei imbattuto in molti "pseudonimi salgariani", l'ultimo in ordine di ricerca è stato "E. Giordano" per "La vendetta di uno schiavo", ma quale ti ha emozionato di piu', magari per le precedenti difficoltà di rintracciarlo?

Felice: La mia scoperta dello pseudonimo E. Giordano era nell’aria. La vendetta d’uno schiavo è stato pubblicato l’anno scorso a mia cura e per la prima volta ho sentito il bisogno di scrivere una prefazione fiume per raccontare il tutto e dire di tutte le altre scoperte collegate. In quella prefazione documento le varie volte in cui, negli anni passati (tanti!) ho sfiorato pubblicamente l’argomento. Ma non mi sono esposto finché non ho avuto le prove provate. L’emozione è stata perciò diluita nel tempo. Stranamente mi ha intrigato di più scoprire gli pseudonimi Il piccolo viaggiatore e A. Peruzzi, che Salgari usò con gli stessi racconti, prima su riviste e poi in volumetti. Ma è trascorso tanto di quel tempo, ormai!

LaPerladiLabuan: Proprio partendo dalla scoperta di quest'ultimo pseudonimo, come stabilisci quali linee seguire per i tuoi studi?

Felice: Non seguo itinerari pianificati. Seguo sempre più ricerche contemporaneamente, secondo i risultati ottenuti o le intuizioni che arrivano improvvise. Il fatto è che sulla vita di Salgari, ancora oggi, è più ciò che si ignora rispetto a ciò che si conosce.

LaPerladiLabuan: Nel corso degli ultimi trent'anni hai pubblicato un immenso numero di articoli salgariani ed un certo numero di volumi tematici (a volte in collaborazione con altri studiosi): sei riuscito a tenere il conto di tutti questi scritti? E, soprattutto, ne vorresti rinnegare qualcuno?

Felice: Ho scritto un solo volume in collaborazione con altri: Il Corsaro Nero – Nel mondo di Emilio Salgari (2011), con Boero e Fochesato. Ed ho un elenco preciso di tutto quanto ho pubblicato, perché lo aggiorno man mano, dal 1970 a oggi. Oltre quarant’anni, accipicchia! Rinnego volentieri il mio volumetto Fascino e magia del Corsaro Nero, che è del 1977, ma mi sono consolato con altri saggi sull’argomento e in particolare con il suddetto libro con Boero e Fochesato… anche se oggi avrei altro da aggiungere.

LaPerladiLabuan: Di recente hai ricevuto un premio importante, sei stato nominato "Cavaliere dell'avventura", in una manifestazione organizzata dalla Fondazione Tancredi Barolo di Torino. Che cosa hai provato nel ricevere la targa?

Felice: E’ sempre una soddisfazione veder riconosciuto il proprio lavoro. Rinnovo perciò la mia gratitudine alla Fondazione Barolo e al Presidente Pompeo Vagliani.

LaPerladiLabuan: Da anni ti batti per il rispetto dell'originalità dei romanzi salgariani, perchè vengano ripubblicate edizioni conformi a quelle originali. Perchè è più facile "manipolare" Salgari che non leggerlo come davvero e'?

Felice: Per gli autori stranieri, ad esempio Dumas, è fondamentale che la traduzione in italiano sia aggiornata: leggere le versioni ottocentesche dei suoi romanzi è ormai una tortura cinese. Salgari scriveva in italiano, si capisce, e anche la sua prosa, per i giovani, è talvolta impervia. Ma ha senso aggiornare la prosa di un autore italiano? La prosa di Salgari, poi, al confronto con quella di molti suoi contemporanei, è ancora fresca e scorrevole, perché non usava ghirigori. Penso che possa essere letto anche dai giovani in versione originale, integrale. Anche quando leggono Manzoni già sanno cosa trovano. Il problema grave è quando gli editori poco accorti utilizzano più o meno consapevolmente vecchie edizioni manipolate e le ristampano senza verifiche. Ognuno dovrebbe fare seriamente il mestiere che fa.

LaPerladiLabuan: Ci sono molti studiosi che si occupano, come te, di Emilio Salgari, una specie di "grande famiglia" che si ritrova in convegni ed altre manifestazioni, ma so che non ti sei sempre trovato in accordo con gli altri, per esempio per quanto riguarda la presunta "ricchezza di Salgari". Vuoi dirci come la pensi?

Felice: Io trovo normale e utile il disaccordo, il confronto costruttivo, specie su argomenti di ampio respiro come la critica letteraria, l’interpretazione, le chiavi di lettura e così via. Molto spesso opinioni contrastanti possono convivere tranquillamente. Trovo invece che su argomenti biografici sotto gli occhi di tutti non sia utile trovarsi in disaccordo, anche perché si vede come qualcuno legga una cosa e la tramandi senza darsi la pena di approfondire. E’ così che nascono le leggende e abbiamo già dovuto combatterne tante! Perché crearne di nuove? Sulla “ricchezza” di Salgari mi sono espresso più volte, conti della serva in mano. Lo può fare chiunque. Forse bisogna mettersi d’accordo su cosa si intende affermando che Salgari era ricco. Tutto è relativo. Salgari non era ricco, secondo il concetto normale. Anzi, per uno come lui che, nell’anno della morte, aveva ottanta romanzi nelle librerie continuamente ristampati ed era tradotto in decine di paesi esteri ed era quello che era, guadagnare 8000 lire all’anno (non so quanto prendesse dall’estero e non lo sa neppure chi afferma che era ricco) con moglie e quattro figli a carico, non si può parlare di ricchezza. Basta verificare con l’ISTAT per farsene un’idea. Non serve elencare gli scrittori che guadagnavano meno: molti avevano altri lavori, erano professori, ad esempio. D’altra parte la teoria del Salgari ricco trae le mosse dagli ambienti editoriali, direttamente o indirettamente. Si aggiunga che esistevano spese fisse alle quali Salgari non poteva sottrarsi e bisognerà quantificarle con esattezza… ma i documenti sono un’utopia. Di sicuro, parlare di 8000 lire all’anno è praticamente sbagliato: era meno. E nessuno si è mai chiesto come mai non fosse neanche proprietario di un appartamentino?

LaPerladiLabuan: Tanto per alleggerire il discorso passiamo ad una domanda piu' amena: siamo amici da tanti anni, ma vuoi raccontare come ti sei imbattuto nella Perla di Labuan ed in EmilioSalgari.it?

Felice: Ricordo il nome di un amico, Maurizio Musso, incontrato a Torino. Mi chiese: “Lo sai che è nato un sito su Salgari, fondato da una ragazza ricca di entusiasmo, che si firma ‘La Perla di Labuan’, alla quale sarebbe bello dare una mano?”. Non lo sapevo. Ho cercato il sito, mi è piaciuto, ho scritto alla ragazza piena di entusiasmo per dare una mano, poi l’ho conosciuta personalmente, insieme a sua madre, presto diventata famosa, con uno scherzoso gioco di parole, come la “Madreperla”. Quanti anni sono passati? Meglio non saperlo: non festeggio neanche più i compleanni, figurati...

LaPerladiLabuan: Pensi che internet possa dare nuovo rilancio al mondo salgariano, magari stimolando nuovi studi?

Felice: Sicuramente. Basta vedere con quanta facilità mette in contatto studiosi di ogni parte del mondo!

LaPerladiLabuan: C'è qualcos'altro che vuoi aggiungere?

Felice: Salgari solcava i mari dell’utopia, di un mondo migliore fatto di giustizia, uguaglianza, libertà. Sicuramente dovremmo rispondergli, ognuno per proprio conto, facendo in modo che il mondo diventi come lui desiderava o meglio come ce l’ha consegnato sulla carta. Ripeto sempre che persino i suoi filibustieri erano onesti e i suoi corsari erano gentiluomini. Cominciamo a lavorarci su in Italia. Per il resto del mondo si vedrà.
(24-08-2012)




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