la Repubblica: Si nasconde Salgari dietro Bonade' Bottino
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Si nasconde Salgari dietro Bonadè
Bottino
i personaggi e i luoghi
MASSIMO NOVELLI 21 Agosto 2001
C'è un insieme di fili, innanzitutto, che cuce le storie di un borghese
del Novecento come Vittorio Bonadé Bottino e quelle della scrittrice Lalla
Romano, le avventure di Don Chisciotte della Mancia e le Metamorfosi di
Ovidio, e persino le solitudini di Harold Pinter. È fatto della materia
con la quale si sono costruiti nei secoli le piazze dei paesi e i
castelli, le cascine e i cortili, le cantine e le chiese, in cui quelle
storie vengono lette e rappresentate negli spettacoli e negli eventi
(brutta parola, ormai abusata, ma qui ci vuole) del Grinzane Festival. I
luoghi, si sa, contengono le storie, ma anche le storie contengono i
posti, così come le persone. I luoghi contengono anche le solitudini e i
silenzi di uomini e donne, che si sono cristallizzati nel corso del tempo
sui muri di un palazzo, sull'inginocchiatoio di un confessionale, nel
selciato di una via, in un profilo di collina. C'è poi un secondo
ordito che assembla le grandi costruzioni di Bonadé Bottino e i mari
estremi della Romano, i mulini a vento e le Dulcinee di Don Chisciote e
tutto il resto del Grinzane Festival che abbiamo detto prima. È il filo
della parola che crea, evoca, ricorda, dialoga o monologa (come nel teatro
di Pinter) in notti di stelle e di nuvole, di vento e di calura. La parola
ascoltata o letta oppure messa in scena è quella che proprio Bonadé
Bottino, nelle sue Memorie di un borghese del Novecento, vede
materializzarsi fisicamente nell'abitazione di uno dei più grandi
narratori di storie di parole di tutti i tempi: Emilio Salgari. Il
progettista di Mirafiori e dell'Albergo o Principi di Piemonte ebbe
infatti la fortuna di andare a trovare Salgari nella sua casa di corso
Casale. Lì lo accolse la visione di «un uomo sulla quarantina, ma già
grigio e sciupato, con un logoro basco, giacca di fustagno alla cacciatora
e pantaloni negli stivaletti» che «stava scrivendo appoggiandosi a un
tavolo su un foglio che, insieme ad altri, occupava un piccolo spazio fra
disparati oggetti che ingombravano tutta la superficie. Erano pugnali,
statuette di divinità indiane, collane di conchiglie, cristalli di
minerali, pistole ad acciarino, molte pipe...». Questi fili legano per
una bella estate il percorso del Grinzane Festival, tra la piazza del
Duomo di Alba (a pochi passi da ciò che resta della casa di Beppe
Fenoglio) e il castello di Costigliole, le cantine di Rocchetta dei
marchesi Incisa e la chiesa dei Battuti Rossi di Magliano Alfieri. Fili
che sono terra e cielo. |