Mariquita La Stella dell'Araucania
[...]
- E' vero che [il Signor Lopez] sia ricco?
- Si, mio caro Josè, e Mariquita raccoglierà una bella fortuna un giorno, giacchè l'ha adottata come figlia.
- Non è sua figlia? - esclamò Josè con sorpresa. - Tutti, almeno a S. Jago, la credevano tale.
- Non a Punta Arenas, - rispose il baleniere. - Ed infatti, anche vedendola un solo momento si comprenderebbe subito che nelle sue vene non deve scorrere puro sangue d'uomo bianco. E' una splendida meticcia, che ha ereditato molto da sua madre che era una delle più nobili signore cilene, e che ha anche buona parte di sangue indiano.
- Mariquita una meticcia?
- Figlia di Elisa Bravo e del Capo araucano Nahuel-quin.
- Quale storia mi narri tu, Pardoe!
- Una storia vera, mio caro Josè, per quanto ti possa sembrare straordinaria, e tutti i nostri compatriotti del basso Chilì la conoscono. Sua madre era l'unica superstite d'un terribile naufragio avvenuto nel 1844 sulle coste dell'Araucania. La nave che montava era stata gettata alla costa da un uragano. Sopraggiunti gli araucani, i naufraghi vennero fatti prigionieri e poi massacrati tutti, eccettuato la Bravo. Si erano ubbriacati col carico di liquori trovato nella stiva e, diventati furibondi avevano fatto un macello di quei disgraziati che l'oceano aveva spinto sulle loro coste.
- E la signora Bravo? - chieste Josè.
- Fu venduta ai Pehuen-chè per cento giumenti, condotta sul versante opposto delle Ande e sposata a forza al capo Nahuelquin, della tolderia di Huitraillan, a cui diede tre figli ed una figlia.
- E questa figlia è Mariquita?
- Si, Josè.
- E come finì nelle mani del Signor Lopez?
- La ebbe da un capo Pehuen, al prezzo di cinque fucili. Non aveva allora che cinque anni ed era d'imbarazzo a quel selvaggio, il quale l'aveva avuta come parte del bottino di guerra. [...] La Stella dell'Araucania, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1907, Capitolo IV]
[...] Accanto ad una finestra, seduta su una comoda poltrona a braccioli, ornata di grosse borchie dorate, stava una giovane, vestita di panno verde, colla vita stretta da una larga fascia di seta a smaglianti colori, occupata a lavorare un pizzo di seta nera. Era Mariquita, La Stella dell'Araucania. Mariquita, la figlia della cilena naufragata sulle coste di Valdivia e del capo araucano Nahuelquin, era una giovane di diciassette anni e d'una bellezza meravigliosa; era alta, snella senza essere magra, colla pelle vellutata e leggermente abbronzata, con occhi neri e grandi sormontati da sopracciglia ben arcuate e perfettamente delineate. Il sangue della madre più che quello del padre si era trasfuso in lei, perchè i lineamenti bellissimi delle donne d'origine spagnuola si erano mantenuti in tutta la loro purezza. Solamente, i suoi capelli invece di essere lisci, erano un po' cresputi ma egualmente belli, abbondanti, e le scendevano in due grosse treccie, adorne di nastri, fino sotto la cintura. Anche gli occhi avevano ereditato lo splendore strano, selvaggio che si osserva in quelli dei bellicosi e fierissimi araucani. [...] [La Stella dell'Araucania, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1907, Capitolo IV-V]
[...]
Due file di ombre che scendevano l'una a destra l'altra a sinistra, minacciando di prenderlo in mezzo, lo fecero ammutolire. Erano due bande di selvaggi che calavano verso la spiaggia coll'evidente intenzione di costringerlo ad arrendersi o di spingerlo verso il mare. Arrendersi era una morte sicura, sapendo Piotre che aveva da fare con antropofaghi ghiottissimi di carne umana, che non avrebbero risparmiato nè lui nè Mariquita; una resistenza era pure impossibile dinanzi ad un nemico così numeroso e probabilmente risoluto. Non vi era che un solo scampo: quello di gettarsi in acqua e cercare di raggiungere qualche scogliera per attendere poi colà qualche soccorso da parte della scialuppa o della baleniera. Piotre non era uomo da esitare, specialmente quando si trattava di salvare la propria pelle o quella dei suoi uomini e specialmente di strappare dalle mani di quegli abominevoli mangiatori di carne umana Mariquita. Prese rapidamente il suo partito.
- Mariquita, - disse con voce alterata, - avete paura dell'acqua?
- No, Piotre. Che cosa volete fare?
- Seguitemi in mare. Aggrappatevi a me e non lasciatemi, checchè debba accadere. Sono forte e resisterò a lungo, fino a qualche scogliera o alla Quiqua.
La trasse rapidamente verso la spiaggia ed impugnò le pistole. I selvaggi li avevano già scorti e si rovesciavano giù dalla china, urlando ferocemente. Un selvaggio aveva già alzata la lancia, tentando di colpirlo. Il baleniere gli scaricò in mezzo al petto le due pistole, mandandolo a gambe levate, fracassò il mente ad un altro scaraventandogli contro le armi, poi, afferrata Mariquita, si precipitò fra le onde, sfuggendo miracolosamente ad una grandine di fionde e di dardi.
L'acqua era così profonda in quel luogo che passarono alcuni secondi prima che rimontasse alla superficie. Quando riapparve, sempre stringendo Mariquita, era già lontano una ventina di metri dalla spiaggia e la nebbia lo avvolgeva mettendolo al sicuro dai colpi dei nemici, i quali non potevano più scorgerlo.
- Aggrappatevi alle mie spalle Mariquita, - disse.
- Piotre, - rispose la giovane, scossa da un tremito convulso che le faceva battere i denti. - Annegherete.
- Io! - rispose il baleniere, con un sorriso superbo. - Non mi conoscete ancora! -
Quale uomo era quel Piotre! La lunga e affannosa corsa, pareva che, invece di esaurirlo, lo avesse rinvigorito. Nuotava meglio di una focena, con vigore sovrumano, insensibile ai morsi crudeli dell'acqua gelata che non aveva presa sulle sue membra d'acciaio e fendeva impetuosamente le onde o le vinceva sormontandole. Pareva un dio marino, un tritone o qualche cosa di simile. [...] [La Stella dell'Araucania, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1907, Capitolo XVI]
Nelle foto: Mariquita, illustrazioni di Carlo Chiostri. La Stella dell'Araucania, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1907.
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