Lucy Van Harter
La riconquista del Mompracem


[...] Girò [Yanez] intorno uno sguardo e lo fissò su una bellissima signora dalle forme opulenti, che si pavoneggiava in un azzurro vestito di percallo adorno di trine di Bruxelles.
- Signora, - le disse togliendosi il sombrero e facendo un profondo inchino. - Vorreste farmi l'onore di concedermi un waltzer? Non sono più giovane, eppure sono sicuro di ballarlo meglio di tutti quelli che si trovano qui.
- Volentieri, Altezza, - rispose prontamente la signora. [...] [La riconquista del Mompracem, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1908, Capitolo I]


[...] Il capo degli scikari aveva a poco a poco rallentato il passo, cercando fra le macchie oscure una pista che lui solo poteva trovare.
- Ci avviciniamo - disse Yanez a Kammamuri, che gli camminava a fianco. - La prudenza di quest'uomo m'indica che qui esiste realmente un pericolo. - E rivolto alla olandese soggiunse:
- Signora, non vi staccate da me.
- Sono abituata a cacciare, milord - rispose Lucy con un adorabile sorriso. - Mio fratello era francese e mi ha insegnato per tempo ad affrontare le belve delle grandi foreste.
- Ma non vi fidate troppo della vostra piccola carabina. -
[...]
Tutti si erano messi a correre, sparando a casaccio, poiché la pantera si guardava bene dal mostrarsi e continuava a sgattaiolare, quantunque ferita, fra i cespugli.
Si erano avanzati d'una cinquantina di passi, continuando a sparare, quando si udì echeggiare un grido di donna.
Yanez aveva avuto appena il tempo di vedere la bella olandese fra le braccia di quei formidabili urangs-utangs o maias od anche meias, che popolano le più folte foreste del Borneo e che formano il terrore di tutti, essendo dotati d'una forza più che gigantesca.
- A me!... A me!... - gridava la bella olandese.
Il quadrumane, che l'aveva sorpresa fra i rami di un'arenga saccarifera, già scappava con la preda a tutte gambe, tentando di raggiungere la grande foresta dove doveva avere il suo rifugio.
Yanez aveva ancora una canna carica, ma non ebbe il coraggio di spararla, perché poteva colpire, insieme coll'urang-utang, la giovane donna.
Anche gli altri di erano ben guardati dal far fuoco, sicché l'enorme quadrumane poté in pochi salti raggiungere un gruppo di giganteschi alberi e scomparire con rapidità straordinaria fra il fogliame.
- Cento fiorini a chi la salva! - gridò il Sultano.
Ci voleva ben altro che promettere dei premi!... Era necessario agire rapidamente, prima che l'urang-utang si allontanasse troppo e si rifugiasse nel suo nascondiglio.
- Badate alla pantere, voi, - disse Yanez. - A me, Kammamuri! - [...] [La riconquista del Mompracem, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1908, Capitolo XIV]

Nelle foto: Lucy Van Harter, illustrazioni di Alberto Della Valle. La riconquista del Mompracem, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1908.

[...] Adoperando abilmente la sua piccola avanguardia, il portoghese, che conservava un sangue freddo meraviglioso, riuscì finalmente ad aprirsi la via del fiume.
Al di là vi era la grande foresta ancora tenebrosa, non essendo sorta l'alba. I rifugi non potevano mancare.
- Uno sforzo supremo, signora, - disse Yanez alla bella olandese. - Dobbiamo passare attraverso un cerchio di fuoco.
- Io sono pronta a tutto - rispose la flemmatica creatura, battendo col palmo della destra sulla canna della sua piccola carabina. - Consideratemi come un soldato, milord.
- Se tutte le donne fossero come voi, quanti malanni si eviterebbero!
- Alla guerra si va per combattere, milord, - rispose Lucy. - Non crediate poi che io sia impressionata troppo per questa battaglia che si combatte intorno a noi.
- Ecco il buon sangue del settentrione! - mormorò il portoghese. - Kammamuri, a me! - [...] [La riconquista del Mompracem, E. Salgari, Bemporad Editore, Firenze, 1908, Capitolo XXI]






Le eroine salgariane

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