Dolores del Castillo
La Capitana del Yucatan


[...] Nella torretta di poppa stava la Capitana, con ambe le mani ferme sulla ruota del timone e gli occhi fissi sulla bussola il cui quadrante era illuminato per di sotto.
Quella donna che comandava la manovra come il più intrepido lupo di mare, e che guidava di suo pugno la propria nave, avventandola con una sicurezza meravigliosa attraverso i frangenti della costa yucatanese, era davvero ammirabile.
Aveva deposte le vesti femminili, niente affatto adatte in mare ed indossava un elegante costume che faceva risaltare doppiamente il taglio perfetto della sua persona alta e slanciata e pieghevole come un giunco. Il suo corpo era racchiuso in una casacca di panno rosso a bottoni d'oro, assai attillata e stretta ai fianchi da una larga fascia di seta bleu a nodi svolazzanti; un paio di calzoni di panno grigio, alti stivali di mare che pure mostravano un piedino da fata e un leggiero cappello di feltro, dalle ampie tese vole all'insù, adorno d'un semplice nastro nero, completavano il suo vestito.
Ma che splendida creatura era quella donna che sfidava così intrepidamente la morte, sulle cupe onde del Gran Golfo! ...
Poteva avere venticinque anni e fors'anche meno. Come si disse, era alta, dal portamento elegante, da grande dama; ma ad un tempo risoluto, fiero, che tradiva una energia indomabile. Aveva una bella testa, adorna d'una capigliatura abbondante, d'un nero assai cupo e ondulata come quella delle gitane spagnuole e che le cadeva capricciosamente sulle spalle; aveva la pelle di quel pallore senza riflessi, d'una tinta strana, che solo si trova fra le creole delle grandi Antille, e con una leggiera tinta rosa sulle gote che faceva pensare al chiarore dell'alba; occhi d'un nero perfetto, scintillanti come due carbonchi, quando le lunghe palpebre setose s'alzavano, e labbra rosse come una melagrana, che lasciavano vedere dei dentini di bambina, d'uno splendore dell'opale.
In quella donna, dalla tinta dei capelli e dall'espressione del volto, s'indovinava la buona razza andalusa, fusa col sangue vigoroso ed ardente dei gitani e degli arabi. [...] La Capitana del Yucatan, E. Salgari, Donath Editore, Genova, 1899, Capitolo I]


[...] - Sa la marchesa che corre il pericolo di venire fucilata, se cade nelle mani degli yankee?
- Non lo ignora.
- E non la spaventa?
- Lei spaventarsi! Carramba! E' tale donna da sfidare, senza tremare, le più spaventevoli tempeste e le più sanguinose battaglie. Voi non l'avete mai veduta, signor segretario, a comandare la manovra in mezzo ai furiosi tifoni che devastano, tratto tratto, le Antille. I più rinomati lupi di mare dell'Yucatan e di tutta la costa del Messico, potrebbero invidiarla.
- Lo so, si narrano cose meravigliose della marchesa del Castillo.
- Storie vere, signore.
- Vi credo, signor Cordoba: una gran bella creatura ed una grand'anima quella marchesa.
- Tutta fuoco!
- E amor di patria.
- Si, signor Viscayno, e renderà preziosi servizi alla Spagna.
- Voi la conoscete da molti anni, signor Cordoba? ...
- L'ho fatta danzare sulle mie ginocchia, signore.
- E' vero che e' molto ricca?
- Una dozzina di milioni di piatre.
- Tanto da comperare una flottiglia.
- Lo credo, signor Viscayno.
- Ditemi, signor Cordoba...
- Parlate.
- Ho udito a raccontare che quella strana creatura ha sangue gitano nelle vene.
- E' vero, signore. Sua madre, prima che sposasse il vecchio ammiraglio messicano, il conte di Bemoar, era una gitana spagnuola che a Messico ed a Vera Cruz aveva fatto girare tutte le teste, calde e fredde.
- Ora comprendo perchè la figlia possegga tanta audacia e tanta energia.
- E' un vero demone, ve lo dico io, signor Viscayno e che saprà far miracoli.
- Ed una così gran dama, figlia di una delle più antiche nobiltà della vecchia Spagna, vedova d'un marchse del Castillo, ricca a milioni, va a giuocare la sua vita sul mare, contro le corazzate yankee?
- Cosa volete? ... Suo padre era ammiraglio, suo marito, morto di febbre gialla all'Avana, era un capitano di mare come ve ne sono stati pochi, lei è stata cullata dalle onde del mare ed è cresciuta sulla tolda delle navi e tale doveva diventare. Aggiungete a tutto questo un animo indomito, ardente, un immenso amore di patria e comprenderete quale donna sia la marchesa Dolores del Castillo.
- E voi avete piena fiducia nella sua abilità nautica.
- Assoluta, signor Viscayno.
- E di guerra s'intende?
- Come un vecchio capitano di corvetta. Forse che non è stata lei, col suo Yacht a fugare a colpi di cannone, due anni or sono, il Fhrec Friendos che tentava di sbarcare armi, munizioni ed una partita di filibustieri americani alla foce del San Juan di Cuba? Bisogna averla veduta come sparava il suo kotchkiss contro la nave yankee.
- Dunque conosce le coste di Cuba, signor Cordoba?
- Quanto me, e meglio di tutti gli uomini di mare dell'Yucatan.
- Quale strana creatura!
­- Un vero demonio, signore, ve lo dissi già.
- Siate prudenti, però. Il mio governo non vuole creare imbarazzi a quello messicano, che ha promesso di conservare la più stretta neutralità, quantunque tutta la popolazione simpatizzi per noi.
- Vi dico che noi giungeremo a Cuba e che sbarcheremo le armi e le munizioni che la marchesa ha promesso al generale Blanco, a dispetto della squadra americana e degl'insorti loro alleati. [...] [La Capitana del Yucatan, E. Salgari, Donath Editore, Genova, 1899, Capitolo II]





Nelle foto: Dolores del Castillo, illustrazioni di Giuseppe Gamba. La Capitana del Yucatan, E. Salgari, Donath Editore, Genova, 1899.






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