I Robinson Italiani


Dopo l'uscita del romanzo "Robinson Crusoe" di D. Defoe, il cognome "Robinson" ha assunto decisamente il significato di "sopravvissuto", di un uomo che, nonostante la Natura selvaggia (e ostile?) intorno a lui, e il suo essere praticamente inerme al suo cospetto, riesce ad ogni modo a sopravvivere e non solo, ma grazie alle proprie capacita' e conoscenze (e inventiva!) riesce praticamente a ricostruire, proprio nell'ambiente selvaggio di cui sopra, e magari anche in maniera migliore, un'oasi di civilta'.
L'influenza della lettura di Defoe e' tangibile in questo romanzo, I Robinson Italiani; come si nota, un rimando ad esso c'e' gia' a partire dal titolo. I personaggi di questa avventura sono, ed e' una cosa, nonostante tutto, non cosi' frequente in Salgari, degli italiani, tre personaggi (il Signor Emilio Albani, Enrico e Piccolo Tonno) che il caso ha fatto naufragare insieme su un'isola deserta.
Sembra quasi incredibile come questi uomini riescano a trarre il massimo beneficio da piante e animali del posto, da un loro "uso" oculato ed esperto. La Natura, per quanto talvolta pericolosa per l'uomo, e' pero' ricca sia per varieta' che per quantita' di specie. Inoltre, vero "asso nella manica" si rivela essere la presenza del Signor Emilio, in cui non si fatica a riconoscere Salgari stesso, con tutto il suo bagaglio di conoscenze e di nozioni sulla flora e la fauna, e sui fenomeni metereologici e, quel che piu' conta, sull'animo umano; e' un personaggio che pazientemente istruisce, guida e soccorre gli amici e ribalta, con vantaggio, piu' di una situazione difficile.
Ho appena detto che i protagonisti sono "italiani": e' un vero "inno" alla nazione, dove non mancano riferimenti affettuosi persino alla cucina ("i maccheroni al sugo" del napoletano Piccolo Tonno)! Salgari punta tutto sull'*uomo*, in ogni suo romanzo, e questo libro puo' forse essere considerato l'apoteosi di questo discorso, l'uomo che non si arrende, l'uomo che ha fiducia in se' stesso e negli amici che gli sono intorno, l'uomo che ha studiato ed ha conoscenza del mondo. Ben triste fine incontrano infatti i due "traditori", personaggi negativi di questa avventura: l'uno muore avvelenato, l'altro rischia la fame (pur con tanta abbondanza di cibo intorno!) e solo la misericordia e il perdono (altra caratteristica vitale di questi "Robinson") dei tre naufraghi, gli salveranno la vita e, per cosi' dire, lo "redimeranno".
L'aiuto, la collaborazione, e' caratteristica degli uomini ma e' estesa agli animali. E' curioso infatti vedere come un piccolo orango, poi chiamato "Sciancatello", venga adottato nel gruppo e, sebbene trattato alla maniera di un servitore, sia tenuto in grande considerazione, per la sua forza (per trasportare i materiali con cui costruire la loro casa) e per la sua fedelta'(addirittura si comporta da "pastore" nei riguardi degli altri animali catturati e allevati dai naufraghi!).
Poche parole ancora sulla flora e la fauna. "Poche" perche' il romanzo e', gia' di per se', un prontuario di informazioni su tutti gli aspetti della Natura del posto, dalle piante che forniscono l'acqua a quelle che danno il pane, e poi quelle curative; per non dimenticare l'universo colorato di uccelli svolazzanti e, non mancano anche le fiere feroci, perche' non manchi, ai "Robinson", anche il gusto del pericolo e dell'azione.

Corinne "La Perla di Labuan" D'Angelo

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